il blog
Articoli che raccontano le vicende delle nostre terre, a volte travagliate e controverse, a volte affascinanti e poco note.
Testo di Silva Bon
Il dissolvimento delle Comunità ebraiche del Nord Est negli anni 1938 – 1945 viene avviato dalla promulgazione delle leggi razziste fasciste, volute da Mussolini.
Messi di fronte ad ostacoli gravi rispetto alla possibilità di condurre un’esistenza “normale”, agli impedimenti opposti alla loro vita lavorativa, alla chiusura della carriera scolastica dei figli, resi insomma cittadini di serie B, emarginati in un “ghetto” sociale, colpiti duramente sul piano economico, molti membri delle Comunità si allontanano dalle città e dalle terre della “Decima Regio” già alla fine del 1938 e nei primi mesi del 1939.
di Giorgio Ledovini
Recentemente si è tenuto a Trieste un convegno di studi sull' Acquedotto Istriano, organizzato dall'Associazione delle Comunità Istriane, cui hanno partecipato studiosi residenti in Istria.
Non intendo fare con questo scritto tanto una recensione del convegno, forse un po' sottotono rispetto a quello che l'argomento poteva offrire, quanto cogliere l'opportunità di fare una piccola relazione su quest'opera che mi ha sempre affascinato, sia per le sue caratteristiche tecniche che per l'importanza che ha avuto nella storia dell'Istria del secolo scorso. Essa è sicuramente la più importante fatta dall'Italia in Istria tra le due guerre mondiali, poiché non era volta solamente al soddisfacimento di un'esigenza primaria della popolazione, ma anche a dare linfa vitale per lo sviluppo economico del territorio, principalmente nel campo agricolo.
(Foiba di Villa Surani 4/5 ottobre 1943)
Di Patrizia Lucchi Vedaldi
Saggio pubblicato - con il Patrocinio della Società Dalmata di Storia Patria-Venezia - nel n. 8 dei "Quaderni di Opinioni Nuove Notizie", a cura dal prof. Sandro Gherro.
Prima di iniziare la presentazione, ricordo che quest’anno si celebra il centenario della nascita di Norma Cossetto e che proprio in questi giorni il Comitato Dieci Febbraio ne onora il settantasettesimo della morte con un’iniziativa che vede una partecipazione nazionale e internazionale intitolata ‘Una rosa per Norma’.
L’‘Associazione civica Lido Pellestrina’ intendeva aderire, ma le troppo recenti elezioni comunali non hanno consentito di coinvolgere la nuova Amministrazione.
Come Associazione lo abbiamo fatto in forma privata, postando oggi 5 ottobre su You Tube la presentazione, nel rispetto del distanziamento sociale dovuto alle disposizioni atte a combattere il coronavirus.
di Giorgio Ledovini, profugo da Sicciole di Pirano
Si parla molto sui media di oggi del problema della frequenza delle scuole di tutti gli ordini nell'imminente inizio dell'anno scolastico. L'argomento è d'attualità a causa dei condizionamenti della pandemia sulla nostra vita individuale e sociale, che non possono escludere una parte importante come quella dell'educazione. Nei media vengono di solito messi in primo piano gli aspetti politici; articoli si chiedono quali potrebbero essere le conseguenze umane e sociali negli allievi, particolarmente i più giovani, in conseguenza di una modifica dei mezzi e metodi di insegnamento. Ed è una giusta preoccupazione.
di Carmen Palazzolo
È l’agosto del 2020 e sono a Puntacroce, il villaggio dell’isola di Cherso nel quale sono nata e da cui sono partita con mia madre e mia sorella nel 1947 per andare esule in Italia. Da allora, a partire dal 1967, sono ritornata qui molte volte ma non con continuità. Questa volta soggiornerò in un appartamentino di una nuova grande casa, appena costruita all’inizio del paese sulla strada proveniente da Ossero. Oltre che essere nuovissimo e splendente di pulizia, quest’alloggio è dotato di ogni moderna comodità dai fornelli con piani di cottura in vetroceramica all’aria condizionata e ad internet.
di Carmen Palazzolo Debianchi
Ricorre quest’anno il centenario dell’impresa dannunziana di Fiume che, in pochissime parole, si può riassumere nella partenza da Ronchi per Fiume, nella notte fra l’11 e il 12 settembre 1919, di Gabriele D’Annunzio, alla testa di un gruppo di circa 2600 legionari per consegnare all’Italia la città, che una suddivisione a loro parere ingiusta del territorio alla Conferenza della Pace di Parigi aveva assegnato al neonato Regno dei Serbi Croati e Sloveni mentre il 60 % della popolazione era italiano. Da quest’evento Ronchi trasse l’aggiunta “dei Legionari”, che attualmente appartiene alla sua denominazione.
di Carmen Palazzolo
Cade quest'anno l'anniversario dell'inizio dell'impresa di Fiume di Gabriele d'Annunzio che, com'è noto, partì da Ronchi, oggi in memoria di quell'evento Ronchi dei Legionari (GO) il 12 settembre 1919 alla testa di circa 2.600 volontari, che egli denominò "Legionari" per andare alla conquista di Fiume. Iniziamo con questo scritto a ricordarla e lo faccio presentando un periodico quotidiano, fondato a quel tempo ma che rimase in vita fino al 1945, che ne fece la puntuale cronaca
di Patrizia Lucchi Vedaldi
Affrontando la genesi e l’esecuzione dell’impresa di Pola del 1° novembre 1918, credo sia necessario sfatare una leggenda creata dai detrattori degli italiani e che ancora oggi ogni tanto viene riproposta, con la quale si è tentato di far credere che l’affondamento del Viribus Unitis fosse avvenuto quando già l’Italia sapeva che la flotta imperiale era stata consegnata, per accordo, al nascente Stato degli Sloveni, Croati e Serbi. Ques’ultimo, peraltro, in gran segreto, stava tradendo quanto pattuito con il Regno dei Serbi a Corfù il 20 luglio 1917.
di Carmen Palazzolo
Sono stati i fascisti, gli slavi stessi o è stato uno scoppio incidentale di materiale esplosivo presente al secondo piano dell’edificio? A quasi cento anni di distanza dal fatto, gli storici si interrogano ancora sull’autore e le cause dell’evento. Secondo l’Anpi e in generale tutte le sigle antifasciste e filo-slovene sono stati i fascisti; la Lega Nazionale di Trieste e la Fondazione Rustia Traine dell’On. Renzo de’ Vidovich sostengono invece una tesi diversa. Sull’argomento nel luglio 2019 si è tenuta una conferenza presso la sala Tessitori di Trieste in cui si sono ripercorse le tappe fondamentali di quei fatti, a partire dalla manifestazione di solidarietà per l’omicidio a Spalato di due patrioti: il comandante della nave “Puglia” Tommaso Gulli ed il motorista Aldo Rossi, durante la quale venne ucciso il giovane cameriere Giovanni Nini, di appena di 17 anni. Successivamente all’omicidio del giovane Nini, gli “slavisti” si rifugiarono nell’allora hotel Balkan, rincorsi da una folla spontanea che aveva assistito alla morte del ragazzo.
di Giorgio Ledovini
Il Villaggio S. Marco è stato la più grossa struttura abitativa per i profughi istriani in Emilia- Romagna a Fossoli di Carpi (MO). E' stata utilizzata allo scopo l'area dell'ex campo di concentramento di Fossoli di Carpi, creato nel 1942 per accogliere prigionieri di guerra e successivamente utilizzato come campo di transito per ebrei ed oppositori politici da avviare in Germania. Dopo la guerra ha ospitato persone compromesse con il fascismo e profughi dell'Europa orientale. Dal 1947 al 1952 fu sede della Comunità di Nomadelfia di don Zeno Saltini. Nel 1954, dopo una lunga e complessa elaborazione di progetto e burocratica, il Ministero dell'Interno ha deciso che vi venisse stabilita una comunità di profughi istriani gestita dall'Opera per l'Assistenza ai Profughi Giuliani e Dalmati, ente fondato nel 1949. Allo scopo gli edifici dell'ex campo di concentramento vennero abbelliti e migliorati con la creazione di appartamenti unifamilliari e servizi autonomi quali bar, alimentari, infermeria, chiesetta e scuola elementare. Il complesso fu denominato Villaggio S. Marco.
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