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dei liberi pensatori

di Carmen Palazzolo

Venerdì 26 aprile 2024, presso lo Studio Tommaseo di Trieste è avvenuta  l’inaugurazione della Mostra personale di Mark Chehodaiev
vincitore del Premio Giovane Emergente Europeo Trieste Contemporanea 2023.

 

AliceLa mostra è stata curata da Alice Debianchi

Di fronte a un folto pubblico, Alice Debianchi ha presentato in lingua inglese, per rispetto dell’autore, il lavoro di Mark Chehodaiev mentre le immagini dei suoi scatti fotografici scorrevano su una parete del locale.
Mark Chehodaiev (Kiev, UA, 1997) vive e lavora a Vienna. Dal 2014 al 2020 studia scenografia e cinematografia alla National Academy of Fine Arts and Architecture di Kiev. Dopo la laurea lavora nell’industria cinematografica come product designer per spot pubblicitari e film. Nel 2019 frequenta un corso di arte contemporanea all’Academy of Media Arts di Kiev dando inizio alla sua pratica artistica. Nel 2021 si trasferisce a Vienna per specializzarsi in arte site-specific alla Die Angewandte, University of Applied Arts.

Giovane valente perché vincitore del Premio Giovane Emergente Europeo Trieste Contemporanea che, dal 1999 ogni due anni, viene assegnato ad artisti under trenta provenienti dall’Europa centro orientale la cui ricerca si è distinta per particolare significatività.

Nella sua pratica artistica – scrive la Debianchi nella sua presentazione dell’autore e della sua opera – l’artista utilizza una varietà di linguaggi, tra cui fotografia, installazione e interventi site-specific. Il suo interesse principale risiede nello scoprire come lo spazio dialoga con l’esperienza e la memoria personale. Partendo dall’individuazione di un sito specifico – che funge da fonte di ispirazione per i suoi progetti, che si tratti della sua stanza, di una strada o di un albergo nelle Alpi – il suo processo creativo prosegue nell’osservare, camminare ed esplorare i luoghi. Ed anche questa volta, egli ha rispettato il suo consueto modus operandi perché il sito prescelto, veramente insolito per un artista, è stato il Silos di Trieste, un luogo degradato, senz’acqua né corrente elettrica, in cui alloggiano temporaneamente circa 200 persone, nuovi profughi che richiamano alla mia memoria quelli giuliano-dalmati degli anni ‘50.

E le immagini rappresentano quella cruda realtà, non sono belle, sono fotografie le cui protagoniste sono le immondizie, che lì regnano sovrane e certamente narrano crudamente e realisticamente il luogo e il modo in cui sono costrette a vivere queste persone, una realtà che disonora anche la città in cui esiste, incapace di trovare un posto decoroso per ospitare questi esseri umani.

Ma anche Alice Debianchi ha un curriculum interessante. Vive a Trieste e studia Conservazione dei Beni Culturali all'Università degli Studi di Udine. Nel 2017 si avvicina all'arte contemporanea iniziando ad affiancare diversi curatori nell'organizzazione di mostre temporanee, dalla rassegna d'arte contemporanea Palinsesti a San Vito al Tagliamento (PN), alla Fondazione Centro Studi Ragghianti di Lucca, a Palazzo Roverella a Rovigo. 

Parallelamente esplora il settore del marketing e della comunicazione culturale lavorando presso diverse rinomate istituzioni, tra le quali il Mart, museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, l'ADI Associazione per il disegno industriale, la Bibliotheca Hertziana - Istituto Max Planck di Roma. 

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