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dei liberi pensatori

Testo di Silva Bon

La Accademia dei Risorti è nata qualche anno fa, su iniziativa del professore Marino Lescovelli e del professore Livio Lonzar: essi hanno coagulato un gruppo di persone dagli interessi trasversali intorno al progetto di mettere in moto uno scambio culturale tra i capodistriani esuli e i capodistriani rimasti. Ricordo solo alcuni nomi tra i molti altri che si sono aggregati: lo scultore Pino Corradini, la poetessa Isabella Flego, la politica Marucci Vascon, lo scienziato Giulio Mayer, la intellettuale Alessandra Tremul, il politico Maurizio Tremul, il giornalista Alberto Cernaz …

Abbiamo posto la sede dell’Associazione a Capodistria, presso l’Unione degli Italiani, con l’appoggio della Comunità degli Italiani, sotto la presidenza di Maurizio Tremul, e con il coordinamento del dott. Petrisso de Petris come vicepresidente, di Livio Lonzar in qualità di segretario. Io stessa sono entrata a far parte del Direttivo. L’idea di fondo, che muove il gruppo, risponde ad un obiettivo politico: quello di porre in atto strategie di ordine culturale per superare le barriere, che pur ci sono state, tra le genti istriane nate a Capodistria che nel secondo dopoguerra hanno preso la dolorosa strada dell’esilio e i capodistriani che si riconoscono nell’identità di cultura italiana e che tra tante difficoltà hanno scelto di restare nelle loro case.

Non più un “Noi” e “Voi”, dunque, ma un Noi e basta.

Per raggiungere questo obiettivo, non certo scontato, né facile, si vuole incrementare la conoscenza, così di personalità particolarmente significative, come di fatti storici che costituiscono uno snodo peculiare nella vita della città di Capodistria. Un tanto per avvicinare le parti, per interessare i giovani, per ricostruire consapevolezze e saperi, come hanno fatto nel lontano Settecento i nostri antesignani, i Risorti, da cui abbiamo mutuato il nome: dopo una terribile pestilenza, morbo e pandemia endemiche a quel tempo, essi hanno pensato di cominciare a ritessere la rete sociale proprio partendo dagli interessi culturali, in modo da rivitalizzare la comunità tutta. Come Accademia dei Risorti abbiamo attuato alcuni progetti: la prof. Irene Visentini ha ricordato il prof. Bruno Mayer con un’ampia relazione; è stata allestita una bella mostra delle sculture e dei disegni di Pino Corradini, nelle sedi prestigiose del Palazzo del Pretorio e del Palazzo Gravisi, sede della Comunità degli Italiani di Capodistria; si vuole ancora ricordare l’attività di don Edoardo Marzari, da molti dimenticato nella sua città natale. Io stessa ho condotto una ricerca che sto pubblicando: si tratta di un lavoro storico sul primo dopoguerra, incentrato sulle vicende politiche e sociali che hanno interessato Capodistria dall’ottobre 1918, i giorni del Ribaltòn dell’Austria-Ungheria, fino al dicembre 1922, quando dopo la defenestrazione del sindaco socialista, regolarmente eletto, Carlo Nobile, le forze fasciste prendono il sopravvento anche nell’amministrazione pubblica. Oggi l’Accademia dei Risorti porta un nome importante e impegnativo. Il mio augurio è che possa perseverare nei suoi intendimenti, che vanno nella linea politica di superamento dei conflitti, per un riconoscimento dei difficili percorsi fin qui vissuti sia dagli Esuli che dai Rimasti, in modo da ritrovarsi nella comune identità culturale italiana.

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