di Carmen Palazzolo
L'impresa dannunziana di Fiume
Cade quest'anno l'anniversario dell'inizio dell'impresa di Fiume di Gabriele d'Annunzio che, com'è noto, partì da Ronchi, oggi in memoria di quell'evento Ronchi dei Legionari (GO) il 12 settembre 1919 alla testa di circa 2.600 volontari, che egli denominò "Legionari" per andare alla conquista di Fiume. Iniziamo con questo scritto a ricordarla e lo faccio presentando un periodico quotidiano, fondato a quel tempo ma che rimase in vita fino al 1945, che ne fece la puntuale cronaca
La Vedetta d'Italia
il periodico fu fondato da Icilio Bacci/Baccich, nativo di Sussak/Fiume, nel 1919, con alcuni concittadini, perché fosse espressione della corrente favorevole all'annessione all'Italia e organo di stampa di buona informazione. Il giornale fu in effetti fondato col titolo significativo La Vedetta d'Italia, da Armando Odenigo (Hodnig), che ne fu anche direttore, e dal Bacci. Il primo numero uscì il 27 agosto 1919. Il giornale contribuì grandemente, con gli articoli e le corrispondenze e con l'azione personale di singoli collaboratori, prima a preparare l'impresa di D'Annunzio e a sostenerne poi il governo a Fiume.
Il Bacci, in particolare, agli inizi di settembre fu all'orígine della pubblicazione sulla Vedetta delle prime notizie sulla sistemazione della questione adriatica, notizie che suscitarono nei locali ambienti filo-annessionisti grande impressione. Il 3 settembre poi il giornale lanciava in un editoriale un appello all'unione di tutti i Fiumani, dimenticando le contese interne, col programma di Fiume all'Italia, programma fatto proprio dalla Unione Nazionale Italiana, costituitasi in città in quei giorni e iL cui il manifesto fu pubblicato sulla Vedetta l'11 settembre; nei giorni seguenti, con articoli antirinunciatari e pubblicazione di lettere di soldati già di stanza nella città, il periodico creò nella città un clima di vigilia d'armi.Esso ebbe in quel periodo un tono nazionalista, di accesa polemica filoitaliana che finiva per sfociare in violenta avversione a Wilson e agli alleati, al governo Nitti e più tardi a quello Giolitti, al socialismo e al parlamento, oltrepassando di gran lunga i termini di un appassionato dibattito per il destino della città. D'Annunzio stesso si servì di questo giornale per alcuni suoi proclami e ad essa fecero capo ben presto esponenti nazionalisti del Regno, di varia gradazione, tanto che nell'elenco dei collaboratori ai primi di gennaio 1920 figuravano fra gli altri Sem Benelli, E. Corradini, F. Coppola, S. D'Amico, L. Federzoni, R. Forges Davanzati, A. Marpicati, G. Preziosi, A. Rocco, L. Tancredi, ecc. Ne pubblichiamo un supplemento significativo qui di seguito.