di Giorgio Ledovini
Il Villaggio S. Marco è stato la più grossa struttura abitativa per i profughi istriani in Emilia- Romagna a Fossoli di Carpi (MO). E' stata utilizzata allo scopo l'area dell'ex campo di concentramento di Fossoli di Carpi, creato nel 1942 per accogliere prigionieri di guerra e successivamente utilizzato come campo di transito per ebrei ed oppositori politici da avviare in Germania. Dopo la guerra ha ospitato persone compromesse con il fascismo e profughi dell'Europa orientale. Dal 1947 al 1952 fu sede della Comunità di Nomadelfia di don Zeno Saltini. Nel 1954, dopo una lunga e complessa elaborazione di progetto e burocratica, il Ministero dell'Interno ha deciso che vi venisse stabilita una comunità di profughi istriani gestita dall'Opera per l'Assistenza ai Profughi Giuliani e Dalmati, ente fondato nel 1949. Allo scopo gli edifici dell'ex campo di concentramento vennero abbelliti e migliorati con la creazione di appartamenti unifamilliari e servizi autonomi quali bar, alimentari, infermeria, chiesetta e scuola elementare. Il complesso fu denominato Villaggio S. Marco.
Nell'obiettivo iniziale della creazione del Villaggio San Marco, come risulta dal progetto elaborato dal Prefetto di Modena con il Ministero dell'Interno, esso non doveva essere un campo profughi ove gli ospiti vivessero di assistenza in condizioni precarie, ma una comunità ove le famiglie si mantenessero unite ed autonome, con possibilità di un'occupazione almeno per il capofamiglia. A tal scopo si contava sia sulle risorse proprie della zona, sia sulla possibilità di impiego in imprese artigianali autonome. Era evidente la volontà di evitare la situazione critica che allora si stava verificando a Trieste, con il flusso in aumento di profughi dalla Zona B.
Anche i profughi del Villaggio S.Marco venivano prevalentemente da quest'area dell'Istria e formarono una comunità molto affiatata in cui si potè continuare, pur nella dolorosa cesura subita con la perdita dei propri legami nei paesi lasciati, una vita con il mantenimento di costumi e tradizioni, dialetto compreso. Molte famiglie vivevano del lavoro nella falegnameria creata nel Villaggio stesso; altri ebbero modo di occuparsi in lavori all'esterno, in aziende sia statali che private. Il lavoro all'esterno, la frequentazione della parrocchia di Fossoli, nonchè delle scuole medie e professionali, furono le principali vie di integrazione nella società emiliana. Detta integrazione non fu tuttavia indolore poiché, a parte la differenza di usi e costumi in qualche modo accettabili e superabili, costituì un contrasto molto forte la differenza di orientamento politico con i locali, spesso con incomprensioni e difficoltà di comunicazione: per i comunisti emiliani, molto ideologizzati, vigeva l'assioma “profugouguale fascista”. Una larga parte della popolazione si è però con il tempo ricreduta sugli Istriani sia imparando a conoscerli, sia per merito della Legge sul giorno del ricordo; rimane tuttavia ancor oggi una fascia di irriducibili per i quali lil precedente assunto rimane sempre valido. Era allora evidente, ed avvertita da più parti, la mancanza di una corretta informazione sulla natura e le origini storico-geografiche dell'esodo istriano.
Il Villaggio S.Marco è stato oggetto di una mostra fotografica, ideata da Lucia Castelli e denominata “ITALIANI D’ISTRIA. Chi partì e chi rimase”, costituita da numerosi pannelli con fotografie di esuli giuliani e di italiani rimasti nella loro terra dopo la sua cessione alla Jugoslavia, intervistati dall’Autrice, che ne ha poi riassunto e riportato le vicende, assieme alle loro immagini, nei suddetti pannelli. Nelle testimonianze raccolte, tutte di profughi di prima generazione, vengono di massima confermati i concetti sopra espressi, in particolare sia quello della difficoltà di rapporto con la popolazione locale che le lamentele per la mancanza di informazioni adeguate al popolo italiano sulle nostre vicende, ma emerge anche una valutazione positiva sull'esperienza del Villaggio San Marco.
La mostra è stata esposta in diverse località d’Italia, riscontrando ovunque grande interesse e successo di pubblico. Essa è stata presentata anche a Trieste nel mese di febbraio 2019, nella sede dell’Associazione delle Comunità Istriane di via Belpoggio, 29/1, nel quadro delle celebrazioni per il Giorno del Ricordo 2019, che con la sua inaugurazione ha avuto avvio.
Il Villaggio S. Marco è stato inoltre oggetto di uno studio di indagine storico-sociologica di dottorato, condotto dalla prof.ssa Maria Luisa Molinari di Parma, basato su ricerche d'archivio e testimonianze dirette (M.L.Molinari - Villaggio San Marco - Edizioni EGA Torino).