di Giorgio Ledovini
L'articolo di Biagio Mannino tratteggia, a mio parere bene, il problema delle migrazioni da un punto di vista generale, anche se non ne evidenzia tutte le cause e gli aspetti geo-politici. Aggiungerei, ad esempio, che l'Africa è stata in passato è lo è tuttora pesantemente sfruttata da paesi europei ex colonialisti, con pochissimi aiuti di miglioramento politico/sociale/economico di quelle popolazioni.Oggi inoltre sta ponendo pesantemente la propria influenza sull'Africa anche la Cina. Un esempio su questo sfruttamento: il coltan, materiale raro che viene largamente utilizzato nei nostri telefonini, tablets ecc., viene scavato nelle miniere del Congo orientale con l'aiuto anche di bambini di 8-10 anni che sono costretti a lavorare 10-12 ore al giorno, in condizioni disumane, senza diritti né contratti, né regole di alcun genere.
E' chiaro che ci sarebbe bisogno di un notevole lavoro di contatti tra l'Europa e l'Africa per risolvere tanti problemi, come quello descritto, che fanno da spinta all'emigrazione. Non sono poi soltanto gli egoismi nazionali, cui accenna Mannino, a frenare la costituzione di un'Europa solida; c'è anche il fatto che questa Europa non è voluta né da Trump, né da Putin, perchè la temono come concorrente. C'è poi la Cina che vuole arrivare in Europa tramite la cosidetta Via della Seta (autostrade, ma soprattutto ferrovie, ecc.). Sono d'accordo con Mannino, la Cina fa una buona programmazione, cioè ha le idee chiare su dove vuole arrivare, e proprio per questo ci vorrebbe un'Europa più forte. Essa ad esempio possiede la maggioranza delle azioni del Porto del Pireo, ove mi dicono che utilizzi solamente personale cinese! E' inoltre una caratteristica della migrazione dei Cinesi in Europa quella di una infiltrazione silenziosa, senza aver dato mai l'opportunità al politico sovranista di turno di gridare all'invasione, al punto che io oggi vedo in giro più cinesi che africani.
Le considerazioni di Mannino dovrebbero spingere la politica, sia nazionale che internazionale, ad agire con impegni a lunga scadenza sulle cause dellle migrazioni, cioè sulle partenze dei migranti. Si deve però pensare anche a quelli che oggi sono per strada, nel Sahara, nei campi della Lybia ed anche a casa nostra. Per i primi due gruppi ci vorrebbero sempre opportuni interventi internazionali. Del terzo gruppo invece è responsabile l'Italia. Noi agiamo con interventi sia buoni che cattivi.Ho letto recentemente una interessante intervista al vescovo di Vicenza, nella cui diocesi viene applicata una forma di assistenza ed integrazione diffusa: i migranti sono ospitati in appartamenti in gruppi di quattro o cinque e sono tutti seguiti da volontari.Un'altra buona cosa la fa la Comunità di S.Egidio che organizza dei viaggi mirati, credo prevalentemente dalla Siria, di accompagnamento in Italia di persone, soprattutto famiglie, in condizione di particolare difficoltà,sottraendoli così agli sfruttatori.C'è però anche l'esempio dello hub di San Siro in quel di Bagnoli di Sopra (Padova), ove sono alloggiati i richiedenti asilo in attesa di verifica del loro status. Alcuni ospiti sono li da uno-due anni e non parlano una parola di italiano. Il sito è inoltre sotto inchiesta per cattiva gestione, ma è anche l'esempio che forse su questa forma di accoglienza, tanto cara ai governanti di oggi, bisogna fare qualche riflessione.
A livello individuale non possiamo far molto, a meno che non siamo in grado di ospitare qualche rifugiato. Ci resta però la libertà del voto, che forse non esercitiamo sempre molto bene.