Silvio Mitis nacque a Cherso il 10 luglio 1853 e morì a Trieste nel 1934. Frequentò il ginnasio-liceo di Capodistria e le università tedesche di Innsbruck, Vienna e Graz. Conseguita la laurea in lettere e filosofia, si dedicò all’attività didattica. Insegnò nell’Imperial Regio Ginnasio italiano di Zara dove all’epoca ferveva un’aspra lotta per sopprimere ogni manifestazione d’italianità, cosa che lo indusse a trasferirsi sulla penisola italica per continuare la sua attività di docente in un clima più libero. Nel 1887 gli fu infatti assegnata la cattedra di storia e geografia nel Regio Liceo Filangeri di Monteleone Calabro, da dove l’anno seguente passò al Regio Liceo “Giordano Bruno” di Maddaloni (Caserta). Competente e scrupoloso, fu rispettato e amato dai discepoli e stimato dai colleghi, dai superiori e dal Ministero dell’Istruzione che gli affidò più volte importanti incarichi e gli propose anche la presidenza di altre sedi che egli, soddisfatto della sua residenza, dove aveva contratto carissime amicizie e cordiali simpatie, non volle mai accettare.
Pure, fra tutte queste soddisfazioni professionali, l’amore e la nostalgia per la terra natia erano sempre nel suo pensiero per cui quando, nel 1899, gli proposero la presidenza dell’erigendo Ginnasio Italiano di Pisino, accettò con entusiasmo l’incarico. Il Ginnasio, fondato dall’amministrazione provinciale dell’Istria e validamente diretto dal Mitis, poté così onorevolmente fronteggiare il liceo croato, che le autorità austriache avevano aperto nella stessa città. La direzione di questo Istituto gli procurò difficoltà ed amarezze ma anche grandi soddisfazioni. Quando, infine, l’esistenza di questa scuola fu assicurata, nel 1905, la Giunta provinciale dell’Istria gli affidò un altro, difficile e delicato incarico: la riorganizzazione del Liceo Femminile, da poco istituito dall’Amministrazione provinciale a Pola e tuttavia in via di soppressione perché non apprezzato dalla popolazione. Messosi con impegno in questa nuova impresa, il Mitis diede alla scuola un indirizzo più pratico con l’istituzione del corso biennale di magistero e corsi di lingue e di latino che rendevano possibile alle licenziate l’iscrizione alla facoltà di filosofia delle università, mentre alle allieve dei corsi inferiori era aperta la carriera negli uffici così che il liceo, prima avversato come una scuola di lusso, da signori, divenne una scuola essenzialmente popolare dalla quale uscirono numerose insegnanti. L’Istituto così riformato acquistò grande prestigio.
Durante la prima guerra mondiale l’istituto di Pisino e quello di Pola furono soppressi e i loro insegnanti dispersi nei campi di internamento. Il Mitis andò esule a Trieste. Dopo l’annessione dell’Istria all’Italia, benché già pensionato, gli fu offerta un’altra volta la presidenza del riaperto Liceo Femminile di Pola. Egli accettò l’incarico e ridiede vita, per la seconda volta, alla scuola che tuttavia, dopo pochi anni, superata dai tempi, doveva essere trasformata o chiusa.
Nel 1923 il Mitis, ormai ultrasettantenne, andò a godersi la meritata quiescenza a Trieste dove continuò a dedicarsi ai prediletti studi storici.
Ricercatore attento e dottissimo, egli portò nella storiografia regionale uno spirito nuovo, una maggiore e più profonda disanima critica delle fonti, una visione più larga dei fatti storici, una forma brillante di esposizione, chiarezza, lucidità di pensiero.
I suoi studi e le sue pubblicazioni portarono un notevole contributo alla conoscenza della storia della Dalmazia e dell’isola di Cherso. A partire dal 1887 pubblicò numerosi saggi di storia istriana e dalmata (in Rivista Dalmatica, in Atti e Memorie della Società Istriana di Archeologia e Storia Patria, in Archeografo Triestino, in Pagine Istriane). Lavori di più ampio respiro furono La Dalmazia ai tempi di Lodovico il Grande Re d’Ungheria, Storia di Ezzelino IV da Romano, Frammenti di Storia Liburnica (Zara 1890) e Storia dell’Isola di Cherso-Ossero dal 476 al 1409 (Parenzo 1925). Un’ampia messe di dati e di notizie sulle maggiori personalità dell’isola offrì in La partecipazione di Cherso-Ossero alla civiltà italica, apparso nel 1927 in Archeologia Triestina (Vol. XIV, III serie)”.
Carmen Palazzolo