di Carmen Palazzolo
Proprio così! È da qualche giorno che ci penso. Con l’inizio dell’anno scolastico quest’anno gli studenti corrono il rischio di infezione da covid-19 anche andando e tornando da scuola in autobus, perché questi sono troppo affollati, non consentono il mantenimento della distanza di sicurezza e l’affollamento stabilito dell’80 %, monitorato a distanza a quanto affermano i dirigenti di TriesteTrasporti, non è immediato né esiste un controllo sul posto, che non può essere affidato agli autisti – dicono le autorità suddette – ai quali è affidato solo l’importante compito della guida.
Tutto giusto ma perché dare regole che è impossibile seguire e trascurare l’unica cosa da fare, che è l’aumentare la frequenza delle corse dei mezzi pubblici durante gli orari di apertura delle scuole, degli uffici ed altri luoghi di lavoro. Ci sono infatti anche adulti lavoratori che fruiscono del trasporto pubblico per raggiungere i posti in cui svolgono la loro attività. La cosa mi sembra lapalissiana, eppure non ne ho sentito parlare né visto scritto da nessuno parte. E mi viene alla mente un viaggio fatto tre anni fa, quindi prima dell’emergenza coronavirus, a Basilea dove, fra le cose che mi colpirono fu proprio la frequenza e il numero dei mezzi pubblici circolanti per la città - autobus e anche tram, da noi eliminati da anni - e la quasi completa assenza di quelli privati. Non c’era, per me casualmente in città ma è più corretto dire che non c’è, lì, nessuna preoccupazione se si perde un autobus o un tram perché subito dopo ne viene un altro con lo stesso percorso. E non parliamo del fatto che non ci sono automobili parcheggiate in strada mentre le nostre sembrano tutte un ininterrotto parcheggio, perché usciremmo dal tema del nostro discorso.
Ma è mai possibile che dobbiamo essere sempre così inadeguati! E se si tratta dell’eterno problema economico, obietto che abbiamo ricevuto proprio per quest’emergenza importanti finanziamenti europei, una sicuro piccola parte dei quali sarebbe forse opportuno spendere per non far ammalare i nostri ragazzi.