recensione di Anna Piccioni
Uscito nel 1997 con Adelphi editori, ora ho trovato questa edizione del 2008 su una bancarellaa un euro. L'ho preso perché molto spesso mi sono rifiutata di vedere la versione cinematografica uscita nel 1999. Insomma avevo qualche pregiudizio su quella copertina che raffigura un bambino di pochi anni imbronciato con grandi occhi aperti su un mondo difficile fatto di miseria e di lotta per la sopravvivenza.
È un romanzo autobiografico, l'io narrante è lo stesso autore che narra la sua infanzia e adolescenza finché riuscirà a realizzare il suo sogno: nato in America da migranti irlandesi, il padre Malachy McCourt costretto a scappare per aver combattuto tra le file dell'IRA, la madre Angela Sheehan venuta in America per cercar fortuna. Ad un certo momento la famiglia , padre madre e quattro figli (una quinta l'ultima neonata era morta) decidono di ritornare in Irlanda a Limerick.
Scrive l'autore: Ripensando alla mia infanzia, mi chiedo come sono riuscito a sopravvivere. Naturalmente è stata un'infanzia infelice, sennò non ci sarebbe stato gusto. Ma un'infanzia infelice irlandese è peggio di un'infanzia infelice qualunque, e un'infanzia infelice irlandese e cattolica è peggio ancora
La miseria e la lotta per un tozzo di pane accompagna tutta la famiglia McCourt: un padre irresponsabile capace di bersi anche i soldi del sussidio, quando a casa i suoi figli e la moglie non hanno nemmeno di che accendere il camino per scaldare l'acqua per bere del tè caldo. Eppure Frank racconta della condizione miserevole in cui vivono senza tristezza, ma addirittura con ironia e disincanto. Anche la morte dei due gemellini è quasi accettata, poi saranno sostituiti da altri due fratelli. La vita,i suoi famigliari, gli altri personaggi intorno a lui sono visti con gli occhi di un bambino e poi di un adolescente, con ingenuità e fatalità. Quando riesce a recuperare qualcosa da mangiare se la tiene per lui.
Il titolo Le ceneri di Angela sta a significare questa donna che mai ha il coraggio di ribellarsi a un marito ubriacone, che si vergogna di andare a chiedere aiuto alla sussistenza o alla mensa dei poveri, ma che con sguardo sconsolato infelice fissa quelle ceneri nel camino che poche volte arde per nutrire e scaldare.
Non so se mi è piaciuto o meno, le situazioni narrate sono piene di miseria, bigottismo, e nessuna solidarietà; ma nonostante questo sono riusciti a sopravvivere.
Frank McCourt Le ceneri di Angela SuperPocket -
traduzione di Claudia Valeria Letizia