Anna Piccioni
Minerva è la divinità romana della lealtà in lotta delle virtù eroiche, della guerra giusta, della saggezza, delle strategie, ed è riconosciuta anche protettrice degli artigiani. Le sue origini discendono dagli Etruschi che molto presto la fusero con Atena, suo corrispettivo nella mitologia greca. Minerva era venerata anche dagli antichi italici, come dimostra il santuario arcaico di Lavinium. Come per Atena anche per Minerva l'animale sacro è la civetta, talvolta il gufo. Secondo il mito, era figlia di Giove, nata dalla testa di quest'ultimo.
In questa raccolta di racconti per Graziella Atzori prevale la Dea della saggezza, infatti ogni racconto finisce con decisioni o pensieri determinati dalla Saggezza. Anche il semplice Tore, che viveva “ come un animale innocente...contemplava e viveva senza giudicare la vita, senza concedersi richieste, pretese, recriminazioni.”, e di fronte a quella raffica di mitra, che lo colpì in pieno “fece in tempo a pensare: non sento dolore, non fanno male neppure i piedi negli scarponi”.
Una serie di racconti con storie sempre diverse e personaggi, uomini e donne diversi, Graziella Atzori racconta la vita entrando nelle parti più intime dei suoi personaggi: donne giovani o anziane, uomini adolescenti, giovani e maturi.
Tutta l'umanità si ritrova tra queste pagine; un'umanità sofferente e spesso per colpe proprie, per incapacità di parlarsi, di chiarirsi. Un'umanità di fronte ai fatti della vita spesso crudeli, ma che spesso fanno crescere e fanno ritrovare dentro di sé la risposta alle domande. Le incomprensioni nascono dalla mancanza di dialogo, spesso dall'incapacità di parlarsi guardandosi dentro. I rapporti di coppia, tra madri e figli e figlie, il rapporto col proprio Io, non sono mai scontati, viene il momento per chiarire e distendere la tensione.
E' importante sottolineare la figura genitoriale: il padre o non c'è, perché ha abbandonato la famiglia o è morto, lasciando sempre un discorso in sospeso con i figli; ma quello che colpisce di più è la figura materna: distante, incompleta, non amata o priva di amore e di comprensione, a volte quasi ottusa, sconfitta. Queste figure quasi anaffettive sono legate al vissuto della scrittrice: autentica l'assenza del padre, che morì quando l'autrice non aveva ancora compiuto un anno, inoltre come dato biografico va aggiunto che ha vissuto in collegio dalle suore, dai 6 anni ai 14, e che queste "madri surrogate" sono state molto carenti. La vera figura materna diventa icona venerata nel brevissimo racconto intitolato “formato tessera” dedicata alla madre vedova, molto amata; quasi una poesia in cui viene fuori il legame intenso, le radici, ma anche l'anelito a identificarsi in lei.
Non mancano nei racconti di Graziella l'aspetto esoterico, filosofico spirituale, mistico. La sua profonda conoscenza della filosofia, di Platone in particolare, e quella orientale, s'intrecciano nella sua scrittura scorrevole, ricca dal punto di vista linguistico. E in molte parti la prosa diventa poesia. Lo stile della scrittura rappresenta appieno la personalità della scrittrice, nonché poetessa: artista a tutto tondo. Il mondo è una tavolozza di colori e sfumature che l'autrice coglie con intensità.
“DONNA MINERVA” di Graziella Atzori - ed Nulla Die