recensione di Anna Piccioni
La lettura dei versi di Gabriella Valera in questa ultima pubblicazione “Scendevamo giù per la collina” mi ha fatto pensare all'insostenibile leggerezza dell'essere. Gabriella Valera, donna minuta, che se l'abbracci rischi di romperla, ha una forza d'animo inossidabile; il suo Essere è appesantito da mille sofferenze, ma con passi leggeri si libra nell'universo poetico .
“Risalire il giorno / in trasparenza leggera / oltre la linea di confine / un tempo che non c'è più / e l'oscurità del non ancora / come fosse d'ombra la soglia / e senza consistenza / sempre lieve il passo / senza meta definita / senza principio / pur nella radice d'essere / trasformata in perfetta veglia.”,
“lieve passo “ e in altra “passo fermo”
Con la leggerezza delle sue parole dà valore e significato ai ricordi, “Scendevamo giù per la collina”, una collina reale, paesaggio dell' infanzia, e la natura intorno fa presagire “un futuro andare”
alle immagini,
“Allora non mi ero neanche accorta / che era venuto ottobre / e gli alberi mostravano / l'ardore dell'estate.../
“Un grande albero / che sovrasta il cielo / bianche nuvole / lo scorcio delle colline /...
alle persone qui e ora oppure ancora più lontane nel tempo.
“Compagni della mestizia e dell'amore/ della città che mi fu cara e sconosciuta / come questo cielo / che sopra me sospeso /attende una speranza non compiuta / anni /voci di mondo nei vicoli ciechi / e nelle mura di una casa nuda, / compagni dell'avventura / che la vita colma / appena sfiorando il calice./ la mia bellezza / è tutta chiusa nei vostri cuori muti”/.
In alcune poesie le immagini esterne si aprono in un canto, e poi vengono interiorizzate, entrano nello spirito: interiorizzazione ed esteriorizzazione si alternano nei versi. La Parola è fondamentale, importante, la parola diventa poesia nel momento in cui esplode tutta la sua carica evocativa; spesso tra i versi di Gabriella ho incontrato la parola “Echi” che sta a significare percepire qualcosa di non ben definito perché viene da un mondo altro, un mondo parallelo. Ma l'eco può anche significare afferrare solo una parvenza di suono, come le briciole di un banchetto nuziale. A volte mi sembra di riscontrare un senso di esclusione. “...mi avete visto errare / in cerca di amore e pentimento / in cerca di voi / che mi avete abbandonato.”
Alcuni versi, poi, rilevano lo stupore di fronte al mondo e alla natura, ma poi la crudeltà degli uomini cancella quel stupore e tutto precipita nel buio
La solidarietà in Gabriella Valera si fa persona, atto: tutta la vita dedicata agli altri, a lenire la sofferenza “...so solo un gesto / quello che mi protende / verso la mano altrui / per dare e chiedere/ il segno / di una bontà bambina e lieta / che canta/ con il canto dell'usignolo.”
C'è un continuo proiettarsi fuori, piccola donna con grandi braccia per accogliere tutti e tutto: poesia di Amore, di sofferenza, poesia intima, contemplativa, solidale, presaga di qualcosa di male, e profetica per qualcosa di bene, poesia sognante: parole solari buie, ma la luce è là in fondo, basta volerla vedere: materialità e leggerezza.
Gabriella si fa pensiero, albero, luce, sole, luna stelle, gabbiano, grido: una metamorfosi continua, capacità dovuta al grande bisogno di entrare in empatia. Questa è l'insostenibile, ma ben sostenuta, leggerezza dell'Essere Gabriella.
“Scendevamo giù per la collina” di Gabriella Valera Gruber ed.Battello-Stampatore
in copertina e all'interno incisioni di Ottavio Gruber