recensione di Anna Piccioni
Un volume sostanzioso, quasi 500 pagine, ma fluido nella lettura. E' un romanzo storico, così potremmo definirlo visto che si parla di Trieste durante l'occupazione nazista; i fatti si concentrano dopo l'8 settembre del '43.fino al '47. E' la storia vissuta in prima persona da un uomo che sente la necessità di agire, per combattere per la sua città.
L'occasione di scrivere questa storia nasce dalla scoperta di alcuni documenti, un diario, che narrano quelle tristi vicende. Nel romanzo si alternano vari personaggi e vari piani temporali; ma non solo, vengono anche affrontate varie tematiche di oggi.
Il filo conduttore potremmo trovarlo in Alessandro, che venuto a Trieste da Roma, dove ormai si è insediato da anni, e dove ha la sua famiglia, per metter in vendita la casa dei suoi genitori, trova un manoscritto dal titolo “Nebbia sulle doline”. Riconosce la scrittura del padre, la calligrafia piccola e curata come quelle di una volta. Gli ritorna in mente suo padre, quello che lo derideva, quello con cui non riusciva mai ad entrare in sintonia, quello che aveva sempre da contraddirlo, quello per il quale decise appena possibile di lasciare Trieste per Roma.
La lettura del diario in un certo senso costringe Alessandro a rimandare volutamente di risolvere la questione per cui si trova lì: la vendita della casa. Anzi decide di trovarsi con i vecchi amici della sua gioventù, soprattutto Antonio e Paolo. Con loro farà una vacanza in campeggio a Lussino. Attraverso le pagine del diario ritrova suo padre, quello che non ha mai conosciuto, che forse non si è mai lasciato conoscere, quello che ha sofferto, che avrebbe voluto fare qualcosa di più, quello che ha capito quanto gli ideali cozzino spesso con la realtà.
Anche Alessandro ha capito come tutti quegli ideali che ha enfatizzato nella sua gioventù: contro la guerra, le lotte per l'uguaglianza, la giustizia, la parità siano stati infranti; il mondo di oggi è precipitato in un baratro senza fine dove conta solo il profitto e chi non ce la fa entra nella massa degli oppressi, degli sfruttati: una massa di scaduti.
Il diario del padre potrebbe essere intitolato “La guerra di Gianni”: Attraverso la sua storia di Resistenza il lettore comprende come siano stati difficili quegli anni a Trieste: c'erano più Resistenze, pur avendo un unico obiettivo, cacciare i nazifascisti, tuttavia l'esito di quella guerra era incerto in quanto i Partigiani comunisti, si può dire il proletariato triestino, erano favorevoli ad appoggiare i Titini e a consegnarsi alla Jugoslavia. La situazione, si capisce, è molto confusa, controversa difficile:ancora oggi Trieste non ha fatto i conti con i suoi fantasmi.
Trieste non ha una memoria condivisa.
TRIESTE. La resa dei conti di Marina Torossi Tevini – edizioni Campanotto