recensione di Anna Piccioni
Presentare una raccolta di poesie non è facile, ogni pagina ogni verso racchiude un universo; questa raccolta non segue un filo cronologico, un filo del tempo che tradizionalmente intendiamo definire del prima e del dopo.
C'è un altro tempo quello dell'infinito, dello spirito che può precipitare nel dolore, ma poi “nel palmo della mano” trova risposte nel “silenzio” e lo spirito si libra tra il cosmico e “l'universo materico”, tra “fragilità e immortalità”.
La poesia trasmette immagini che non sempre riesci afferrare, le parole si materializzano tutte nella loro essenza. Susseguirsi di notti insonni, di sogni, di fate e la terra è laggiù. Già il titolo della raccolta “Le molte case dei miei ritorni”, è ricco di suggestioni provocate dalle parole CASE, che significa rifugio nido protezione affetti amori, e RITORNO alle radici alla cellula primordiale alle origini; un ritorno che ci trova diversi cambiati dall'esperienza della vita, ma nella casa possiamo togliere quella polvere stantia che le convenzioni del mondo ci hanno appiccicato e ritrovare il nostro SE'
Ognuno ha la sua casa dove ritornare e può decidere quando è il momento di ritrovarsi con sé Gabriella ci viene incontro con passo lieve librandosi nell'aria “sopra gli alberi”, soffio di vento, la materia è dolore malattia corruzione del corpo, e cedere “con dignità” al dolore è ineluttabile, resta poi “l'irreparabile crudeltà di ciò che non comprendi”. La morte tema tabù, di cui non è bene parlarne, eppure è parte della vita: Gabriella l'affronta coscientemente “è un viaggio, un non ritorno/sconosciuto il paese/un altro luogo un altro giorno/altra la luce il sole il tempo/altra la vita”, un viaggio che ognuno affronta “con il loro sacchetto di modi consueti”.
Fino dove seguire il volo di un gabbiano, altra immagine oserei dire feroce del distacco “... fin dove potrà accompagnarlo il mio pensiero/per quanto tempo ancora/nel succedersi del mio giorno lento...”; non seguire con lo sguardo, ma accompagnare quel volo essere in quel volo finché “mi muoverò ampia e solenne”. In ogni verso parola Gabriella esterna un grande Amore, i versi sono inni all'amore: per la natura, per l'umanità intera. “sono in pace ora con la mia felicità/perché lo fui un tempo/ con la mia infelicità” in Gabriella Valera non c'è mai rabbia, rancore per quello che la vita non le ha dato o le ha tolto, accoglie nel “palmo della sua mano” ogni granello di felicità ogni momento d'amore, ogni riscontro del suo donare Gabriella Valera è nata in un paesino del napoletano, ma da molti anni vive a Trieste, dove ha insegnato all'Università Storia e Critica della Storiografia.
E' autrice di decine di pubblicazioni che riguardano la sua ricerca scientifica. Svolge un'intensa attività di volontariato e di promozione culturale da cui sono nati, assieme al marito Ottavio Gruben, il Concorso internazionale di Poesia Castello di Duino e il Forum mondiale dei Giovani “Diritto di Dialogo”. Di recente ha ottenuto l'istituzione di un Centro Studi e Documentazione per la Cultura Giovanile presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell'Università di Trieste. E' Presidente della Casa della Letteratura di Trieste. Ricordiamo l'associazione Poesia e Solidarietà. Gabriella Valera Gruber, donna minuta, ma dalla grande forza d'animo ha riversato nell'impegno sociale, poetico, scientifico tutto il suo entusiasmo.
Presentazione del libro al Caffè San Marco - Trieste 2012