Il significato del piccolo ma impegnativo volume di Carlo Cremonesi e il tormento del cattolico credente e praticante, si possono riassumere in qunto segue, che troviamo a pag. 61:
Il divorziato risposato, pur battezzato e confermato, viene a trovarsi nella condizione di non poter accedere al sacramento della penitenza, né a quello dell’eucarestia, né all’unzione degli infermi, né può assumere l’impegno di padrino nei battesimi e cresime, né di testimone nei matrimoni. Il sacro vincolo del primo matrimonio non si interrompe con il suo divorzio e un nuovo matrimonio, non sacramentato e tuttavia pienamente vissuto è, in quanto peccato mortale, una duplice rottura di relazione con Dio e con la Comunità. Le soluzioni per alleggerire, ma non risolvere, queste offese stanno nella rinuncia alla sessualità nella nuova coppia, o nell'annullamento del primo matrimonio con un pronunciamento della Sacra Rota.
Questo l'atteggiamento della ChiesaStato. Ad esso si oppone quello di Giovanni XXIII, il Papa buono che, alla solenne apertura del Concilio Vaticano II, l'11 ottobre 1962, si appella alla misericordia dichiarando che l'intero insegnamento cristiano, dottrina certa e immutabile alla quale si deve prestare un assenso fedele, deve essere oggi sottoposta a nuovo esame e approfondita ed esposta con animo seremo e pacato nel modo richiesto dai tempi.
Al presente la Chiesa - continua Giovanni XXIII – preferisce usare la medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore; pensa che si debba andare incontro alle necessità odierne, esponendo più chiaramente il valore del suo insegnamento piuttosto che condannando. Egli auspica una Chiesa libera per essere di tutti, misericordiosa per coinvolgere ogni uomo nella gioia della salvezza, non prevenuta dal pessimismo di qualsiasi specie che annichilisce ogni concreto agire, aperta alla teologia non più solo della scuola romana ma vivificata da esperienze teologiche altre.
E papa Francesco chiede la pratica della misericordia, che sta nell'autorità della Chiesa esercitare, anche al fine di indirizzare e formare l'uomo alla prassi dell'amore.
Il problema sta nel fatto, se ho ben compreso, che la prassi della misericordia dipende dai singoli parroci, non è generalizzata, da cui deriva il disagio di molti credenti divorziati risposati.
Ma la Chiesa, come è arrivata al matrimonio-sacramento indissolubile?
Ci è arrivata gradatamente avvalendosi dell'autorità congiunta come Chiesa e come Stato, come spiega Cremonesi.
Carmen Palazzolo