A cura di Michele Grison
Testo di Silva Bon
Gli incontri sono fortuiti, ma comunque mai a caso! Così con le persone come con i libri, con i quali si possono vivere intensi colloqui individuali, che riportano a galla ricordi, emozioni, vissuti …
L’opera curata da Michele Grison, ben due ponderosi tomi che rappresentano il volume IV delle Fonti e Studi per la Storia dell’Adriatico Orientale, edito nella Collana della Società di Studi Storici e Geografici Pirano, è stato un recente dono del prof. Kristjan Knez, Redattore responsabile: parlano della vita e delle opere di uno degli ultimi esponenti diretti della nobile famiglia capodistriana dei Gravisi Barbabianca, il professor Giannanadrea de Gravisi, nato a Capodistria nel 1880 e morto a Trieste, in esilio, nel 1960.
Io ho avuto l’opportunità di conoscere Giuseppe – Pino de Gravisi, nipote di Giannandrea, e di frequentare Antonietta Serpan de Gravisi, sua moglie, fino agli ultimi giorni di vita. Lei era l’ospite d’onore delle feste che allestivo nella mia casa per le ricorrenze della Pasqua, del Natale, e in altri giorni deputati, e in queste occasioni il racconto degli aneddoti di famiglia erano immancabili. Chiamava lo zio Giannandrea “il professore”, e parlava dei ricordi legati alla vita convissuta così a Capodistria, nel palazzo avito, come a Trieste.
Leggere l’opera curata da Michele Grison rappresenta veramente un piacevole e inaspettato incontro con un personaggio importante del mondo sociale e culturale istriano, che viene descritto, scolpito a tutto tondo: attraverso le sue esperienze oggettive di vita (il primo periodo capodistriano; il periodo universitario e gli anni passati a Graz fino al conseguimento della laurea nella Facoltà di Filosofia. Sezione di storia e geografia, con una tesi dal titolo Distribuzione della popolazione dell’Istria. Ricerche antropogeografiche; il lungo periodo di insegnamento al R. Liceo Scientifico “Gian Rinaldo Carli” di Pisino, professore amato e stimato dai suoi studenti, prima e dopo la parentesi della Grande Guerra; la quiescenza a Capodistria e l’arrivo a Trieste); e ancora attraverso la sua produzione scientifica, storico-geografica-antropologica che riguarda la terra e la popolazione italiana dell’Istria.
Attraverso la puntuale, filologica ed esaustiva ricostruzione degli episodi salienti della vita di Giannandrea si possono leggere in controluce dei quadri, degli scorci storico-sociali che illustrano il mondo dei giovani universitari frequentanti la Università di Graz, il mondo della scuola nel pisinese, e già prima il mondo raccolto e solidale del capodistriano: si tratta di aneddoti, molti raccontati dalla stessa penna del protagonista Giannandrea; di ricordi; di rimembranze, che parlano tutte di un mondo passato che oggi ci sembra tanto lontano, e tanto amabile nei tratti delle relazioni, dei gesti, delle situazioni …
Lo spazio intellettuale degli interessi di studio del professor Giannandrea de Gravisi Barbabianca è molto vasto e la riproposizione completa dei suoi scritti editi, raccolta nel secondo tomo curato da Michele Grison, ne costituisce una prova esemplare. Così ci si può divertire a leggere i toponimi dei luoghi, la loro origine ed etimologia; si può sorridere scoprendo i soprannomi delle persone e delle famiglie; si può stupire nel rievocare gli antichi e desueti modi di dire, le usanze dei dialetti; si può imparare dai commenti ai cognomi istriani; si può riconoscere l’Istria dalle indicazioni di cartografia: sono tutte ricerche e approfondimenti antropogeografici e linguistici, corredati anche da schizzi topografici e numerose incisioni.
I due tomi sono editi in termini e forme preziose: corredati da fotografie inedite, in gran parte provenienti dall’archivio privato della Famiglia de Gravisi, oltre che da altri archivi istriani; da schizzi a penna dello stemma della Famiglia nobiliare capodistriana di epoca varia; da una riproduzione anastatica degli scritti, ricca di spunti e di curiosità nelle annotazioni a mano dello stesso professor Giannandrea …
E naturalmente l’alto impegno scientifico di questa opera può affascinare e soddisfare anche i cultori e gli studiosi più profondi ed esigenti della cultura e della civiltà istriana.