Valerio Marchi, Negli occhi e nel cuore. I Gentilli, ebrei friulani testimoni della Shoah, Kappa Vu, Collana “Storia”, Udine 2017
Con il prestigioso e onorifico patrocinio del Comune di Udine, è nato l’ultimo libro di Valerio Marchi, storico, friulano d’elezione, autore di numerose opere che parlano del mondo ebraico in Friuli e nell’Isontino, riferite soprattutto agli anni cruciali a cavallo tra Ottocento e Novecento.
Infatti è questo il momento di medio termine su cui si innesta e dal quale parte tutta la evoluzione di lungo periodo, o meglio l’involuzione successiva delle sorti degli ebrei nella nostra regione: da quelle tensioni, da quei pregiudizi, da quelle lotte politiche, culturali, religiose ed etniche, esposte e analizzate nelle monografie di Valerio Marchi, hanno origine anche le radicalizzazioni antisemite del Novecento, la discriminazione, la perdita delle vite.
Esse trovano il loro acme negli anni della Shoah: le persecuzioni fascista e nazista praticamente distruggono il milieu ebraico così a Udine e negli insediamenti sparsi in Friuli, come a Gorizia, dove vivevano accolti, inseriti, riconosciuti, gratificati fin dal Medioevo. Dal 1969 Trieste è sede ufficiale, istituzionale, di una Comunità ebraica organizzata con una Segreteria, e con gli Uffici rabbinici; un Asilo e una Scuola Elementare; un Museo, “Carlo e Vera Wagner”; una rivista mensile, “Jarchon”; l’Associazione Donne Ebree d’Italia; dei gruppi sionistici e culturali molto attivi: a questa realtà afferiscono anche gli ebrei friulani e isontini, che vogliono rimanere legati, come testimoni, alle loro tradizioni.
Valerio Marchi nel suo libro sulla famiglia allargata dei Gentilli ripercorre la genealogia, le radici storiche, le vicende liete e meno liete dei singoli membri del gruppo, o almeno di quelle donne e di quegli uomini che hanno operato con visibilità e protagonismo per il bene comune, così delle comunità in cui vivevano minoritari, come delle loro stesse famiglie.
Molti i medici, gli uomini politici, i docenti, gli intellettuali ebrei che si sono affermati e sono stati riconosciuti dalla popolazione tutta come figure eminenti di bene-fattori: molti per questo sono stati inseriti nell’Enciclopedia che raccoglie le biografie dei friulani meritevoli di ricordo; illustrati in documenti e con fotografie che ridanno anche visivamente la loro corporeità.
La narrazione, dunque, appare sempre esemplare per l’originalità dell’approccio storico dell’Autore, che “ama” i personaggi che ha studiato, avvicinato, intervistato, e ne parla con una carica di calore umano molto distante dalle fredde pagine di storia politica o événementielle: lui vuole dirci che ogni percorso umano, ogni vita è degna di essere tramandata alla memoria; nessun filo umano di questa aggrovigliata matassa che è la famiglia, le più e diverse ramificazioni e discendenze famigliari dei Gentilli, va sottovalutato o dimenticato.
Le loro attività illustri, come le loro cadute, le loro sofferenze, la loro dispersione in un altrove più accogliente, così in Israele, come in Australia, oppure in Francia, si riannodano alla fine nelle parole di una giovane ragazza udinese diciottenne, Emma, tra le ultime figure rappresentative di tutte le generazioni ascendenti che la hanno preceduta:
La Storia è scritta o meglio impressa indelebilmente negli occhi e nel cuore di mia nonna. Io mi sento in dovere di dare un senso agli orrori che quegli occhi hanno visto e alle sofferenze che quel cuore ha provato. In che modo? Comincerò con il non dimenticare.
[Silva Bon]