di Carmen Palazzolo
Ricorre oggi la festa internazionale della donna, ma la data di questa celebrazione non è stata sempre questa. La ricorrenza fu infatti festeggiata la prima volta negli Stati Uniti nel febbraio 1909 su iniziativa del Partito socialista americano, che aveva invitato tutte le donne a partecipare a una manifestazione in favore del diritto di voto femminile.
L’iniziativa del Woman’s Day fu ripetuta sempre per lo stesso motivo e per alcune rivendicazioni sindacali anche l’anno seguente. Poi la questione fu portata all’attenzione dell’VIII Congresso dell’Internazionale socialista, organizzato a Copenaghen.
All’inizio non tutti gli Stati celebravano la ricorrenza nello stesso giorno: negli Stati Uniti venne mantenuta l’ultima domenica di febbraio, mentre in Germania, Danimarca e Svizzera, la Giornata della donna fu legata all’anniversario di particolari eventi storici e fu celebrata tra il 18 e il 19 marzo 1911. Anche altri paesi organizzarono le loro feste della donna negli anni seguenti ma la prima volta che essa venne festeggiata l’8 marzo fu nel 1914.
Tre anni dopo, sempre l’8 marzo, ci fu un’altra manifestazione nella quale le donne di San Pietroburgo, capitale dell’impero zarista russo, protestarono per chiedere la fine della Prima Guerra Mondiale. Quattro giorni dopo lo zar abdicò e il governo provvisorio concesse alle donne il diritto di voto e nel 1922, dopo la rivoluzione bolscevica, Vladimir Lenin istituì l’8 marzo come festività ufficiale della donna.
Il Messaggero dà però un’altra versione di questa storia:
Secondo questo quotidiano è stata Clara Zetkin a fondare la “Giornata internazionale della donna” nel 1910. Questa festività, nota pure come IWD (International Women’s Day), è nata dal movimento operaio: nel 1908 15.000 donne marciarono per New York chiedendo orari di lavoro più brevi, una paga migliore e il diritto di voto. Un anno dopo, il Partito Socialista d’America dichiarò la prima Giornata Nazionale della Donna, che in seguito divenne un evento annuale riconosciuto dalle Nazioni Unite e, per suggerimento di Clara Zetkin, attivista comunista e sostenitrice dei diritti delle donne, giornata internazionale. Nel 1910 la Zetkin presentò la sua idea a una Conferenza internazionale delle donne lavoratrici a Copenaghen e le 100 donne presenti, provenienti da 17 paesi, accettarono all’unanimità.
Solo italiana è invece l’usanza di regalare in questo giorno alle donne un ramo di mimosa. Anche su quest’uso le versioni sono diverse, quella che mi sembra la più plausibile è che si tratta del primo fiore che fiorisce in marzo, che si può raccogliere anche nei campi.
Ora la ricorrenza viene festeggiata ufficialmente ovunque nel mondo.
Non è d’accordo su di essa Michela Marzano, professoressa ordinaria di filosofia morale all’Université Paris Descartes perché, secondo lei, anche questa è una forma di discriminazione delle donne. “Non esiste infatti – ella dice – una festa dell’uomo”. E l’Italia è purtroppo uno dei Paesi del mondo in cui la distinzione uomo/donna è ancora evidente in molti settori che vanno dall’abominevole discriminazione stipendiale fra i due sessi a parità di funzioni all’impossibilità di trasmettere ai figli il proprio cognome, alla scarsa presenza praticamente in tutti i settori della vita pubblica oltre che negli alti livelli di tutti i settori lavorativi. Ci sono delle eccezioni ma non sono queste che contano, specie se si tiene conto del fatto che la preparazione culturale delle donne è spesso superiore a quelle degli uomini e conseguita in tempi più brevi della loro.
Che abbia dunque ragione la prof.ssa Marzano?