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dei liberi pensatori

di Carmen Palazzolo

Desidero condividere coi miei lettori un tentativo di estorsione subito da una cara vecchia amica qualche giorno fa, perché è una brutta esperienza che può toccare a tutti ed è meglio esserci preparati.

Una mattina la mia amica riceve dunque una telefonata da un numero riservato sul suo telefono fisso della linea Telecom Italia (quella che compare sulle guide telefoniche). Pur con qualche perplessità, la mia amica risponde perché - data la sua attività di promozione culturale, scrittrice e giornalista, oltre tutto affetta da diverse patologie - riceve molte telefonate, non serve provenienti da numeri che conosce. Le risponde una voce femminile che dichiara di chiamare da un comando di carabinieri e, esprimendo grande preoccupazione per il suo stato emotivo, dice che deve farle una grave comunicazione: suo figlio ha subito un grave incidente automobilistico in cui si è scontrato con un’altra macchina nella quale c’era un bambino di tre anni, che è rimasto ucciso. Anche suo figlio è in gravi condizioni perché ha subito un colpo in testa e la frattura di entrambe le gambe ma ha dato loro il suo numero di telefono. La cosa è grave – continua la “carabiniera” -  perché è suo figlio il colpevole e, trattandosi della morte di un bambino, egli rischia il carcere se non viene pagato un riscatto di 20.000 (ventimila) euro.

Preoccupatissima, la mia amica dice di non avere immediatamente disponibile tale cifra.

“Quanto ha in casa?” le chiede allora la telefonista. “Solo un centinaio di euro” dice la mia amica.

“Suo figlio dice che ha però degli oggetti di valore, gioielli… - dice allora questa poliziotta - da consegnare a garanzia di quanto dovuto in attesa di poterlo fornire”.

E la mia amica si mette a elencare gli oggetti di valore che possiede, ma esso non soddisfa la telefonista.

Nel frattempo la mia amica, pur avendo nella testa solo ‘sto figlio ferito, che immagina mal sistemato su una sedia di un posto di polizia, comincia a cogliere nel discorso che le viene fatto qualche dissonanza e chiede come mai suo figlio sia in polizia e non all’ospedale e se abbiano chiamato la Croce Rossa. Le risponde che hanno chiamato la Crocee Rossa ma insiste sul fatto che è in polizia perché deve andare in carcere se non viene fornito il suddetto denaro in riscatto.

Finalmente la mia amica domanda “Ma come faccio a sapere che sono proprio i carabinieri che mi telefonano!”

E la telefonata viene chiusa.

La mia amica è stata un po’ lenta ma comunque brava.

I suggerimenti che vorrei dare ai miei lettori sono: Non rispondere a numeri sconosciuti. Verificare, telefonandole, se la persona che dicono ferita lo è veramente. La mia amica si è infatti tranquillizzata quando, telefonato al figlio dichiarato ferito, questo le ha risposto tranquillo: “Ma no, mamma, non è successo nulla. Sono in giro per città per lavoro”. Inoltre: Non aprire la porta a sconosciuti. Non tenere valori né tanto denaro in casa. Non dare informazioni sui valori posseduti in casa e/o in banca. Stare sempre all’erta.

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