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per l’inaugurazione del museo di strumenti musicali ideato e allestito da Walter Macovaz, membro del consiglio direttivo del Circolo di Cultura Istro-veneta "Istria"

Sabato 9 aprile 2016 una trentina di soci del Circolo si sono recati a Piemonte d’Istria attraverso Montona e Visinada, con sosta a Ferenzi, da Giordano, per il pranzo, per assistere all’inaugurazione del museo di strumenti musicali voluto e allestito in un locale vicino alla chiesa di S. Rocco da Walter Macovaz, L’iniziativa è stata presentata in una conferenza stampa dallo stesso Macovaz assieme a Claudio Stokovaz, sindaco di Grisignana, da cui dipende Piemonte d’Istria. Il museo vuol essere il primo tassello del costituendo museo etnografico del paese.

L’inaugurazione è stata coronata da una serie di manifestazioni che sono iniziate con la proiezione nel Centro culturale del borgo di un documentario su Ottavio Stokovaz, a cui il museo viene intitolato. Stokovaz, deceduto a 85 anni nel 2006, fu un costruttore di bajs, tipico contrabbasso istriano a due corde, e suonatore di diversi strumenti musicali. Per tutta la giornata si sono snodati poi, attirando una folla di persone provenienti dai villaggi dei dintorni e da più lontano, i concerti di “Camerata Potemkin”, complesso di musicisti giovani per musiche antiche; di “Toca mi” gruppo di musicisti di Mira, in provincia di Venezia, che ha presentato musiche e balli della tradizione veneta; del duo Anita e Dante Vruja Zingelci; dei musicisti Erica Villi (pianoforte), Carlo Moser (fisarmonica) e del baritono Cristian Stefanutti; del coro delle Liberetà AUSER, che ha presentato canti della tradizione istriana e triestina.

Piemonte

Della storia del borgo, in corriera, prima di raggiungerlo, ci parla come sempre il socio del Circolo e storico prof. Franco Colombo. Piemonte - secondo antichi documenti Pyamont, Poyamont, per i tedeschi Pemund - è un paese appollaiato sul cocuzzolo di un monte del centro dell’Istria, a 240 m. s. l. m., in mezzo ad una fertile campagna. Fu infeudato ad un ministeriale del Patriarca. Nel 1348 il castello fu provvisoriamente occupato dai veneziani. Nel 1374, sotto il dominio della contea di Pisino, passò dai Goriziani agli Asburgo e, dopo il Trattato di Worms (1521), alla Repubblica di Venezia. Nel 1530 fu venduto alla famiglia veneziana dei Contarini e dei Grimani, per cui l’antico castello è conosciuto pure come di Palazzo dei Contarini. Il paese era governato da un capitano, da uno zuppano e da un prozuppo, che rimanevano in carica per un anno ed erano eletti dai 24 Consiglieri della Comunità, fra i quali c’era pure un membro della famiglia Macovaz, da cui discende il socio Walter, fondatore del museo di strumenti musicali in via d’inaugurazione. Anticamente il paese era protetto da una doppia cerchia di mura, ancora parzialmente visibili, sulle quali si aprivano due porte opposte, delle quali ora una soltanto è individuabile. Le poche case del villaggio si inerpicano a grappolo verso la cima del monte, su cui sorge il castello, dell’XI secolo che, pur essendo quasi completamente diroccato, dà un’idea della sua antica possanza.

Vicino si scorge l’antica chiesa parrocchiale, del XVI secolo, dedicata alla Santa Vergine Maria, che possedeva preziosi arredi sacri in argento e uno splendido calice del 1477, ornato con medaglioni in smalto, dono di Pietro Fϋnes quando era conte di Pisino, che fu venduto alla fine del 700 e ora si trova al Museo del Louvre di Parigi. La chiesa è ora abbandonata e, fuori porta, ai piedi del colle, è stata costruita la nuova parrocchia, dedicata ai Santi Giovanni e Paolo, in sobrio stile barocco.

Prima della seconda guerra mondiale il paese era un fiorente borgo agricolo che la ferrovia Parenzana collegava agli altri villaggi dell’Istria e a Trieste; ora è quasi completamente disabitato e si cerca di rianimarlo con iniziative come quella appena avviata.

Ma per i gitanti del Circolo Piemonte è stata una delle ultime tappe, nella prima delle quali è stata visitata Montona, seguita da Visinada e Ferenzi, della cui storia diremo in seguito. Mi sembra però importante segnalare il fatto che il percorso Montona/Visinada è stato coperto su un trenino che, ripercorrendo la linea dell’antica ferrovia Parenzana, si inoltra per strade sterrate nella campagna deserta di abitati, incontaminata e, nonostante la giornata piovosa, bellissima col verde tenero delle foglioline appena spuntate sugli alberi che, attraverso ai rami ancora parzialmente spogli, fanno intravedere al di là della strada le dolci colline, qualche casa e qualche villaggio. A circa metà strada è stata fatta una sosta in un posto di ristoro allestito allo scopo dove, al suono delle fisarmoniche, è stato offerto al gruppo uno spuntino a base di tartufo, annaffiato dal vino locale, che si è concluso con le ”sope istriane”, costituite da crostini di pane inzuppati in vino caldo aromatizzato. Nel chiosco in vendita molti prodotti a base di tartufo, vini, ma anche magliette ed altro. A fianco, un recinto con un grande asino, una capretta e altri animali

La Parenzana

era una linea ferroviaria a scartamento ridotto (760 mm) per passeggeri e merci, che fu inaugurata nel 1902, durante il periodo austriaco; essa collegava Parenzo alla stazione di Campo Marzio di Trieste passando per quasi tutti i centri abitati dell’Istria nord-occidentale allo scopo di mettere in comunicazione la costa alla suddetta parte dell'Istria, allora priva di una qualsiasi rete viaria. Essa era lunga 123 Km, che venivano coperti in 7 ore e 20 minuti ad una velocità di 25/30 km all’ora con un percorso tutto curve, saliscendi, gallerie (ben 11), viadotti e ponti. Tuttavia anche una ferrovia così piccola era di estrema importanza, a quel tempo, per la commercializzazione delle risorse produttive e agricole del territorio che, secondo le speranze delle popolazioni, sarebbe così uscito dalla sua endemica povertà. Essa smise di funzionare nel 1935. Ora si cerca di recuperarla come percorso ciclistico a fini turistici.

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