di Carmen Palazzolo
A FERRO E FUOCO - Mostra virtuale sull’occupazione italiana della Jugoslavia del 1941/1943
La mostra è stata inaugurata martedì, 6 aprile 2021, data dell'80° anniversario dell'attacco italo-tedesco alla Jugoslavia. L'esposizione è stata curata dal prof. Raoul Pupo, docente di Storia contemporanea del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali - Dispes dell'Università di Trieste, che l'ha realizzata assieme all'Istituto nazionale Parri ed all'Istituto regionale per la storia della resistenza e dell'età contemporanea nel Friuli Venezia Giulia.
Si può accedere alla dettagliata descrizione della mostra attraverso all’indirizzo: www.occupazioneitalianajugoslavia41-43.it e al video della sua presentazione tramite il canale YouTube https://www.youtube.com/user/IRSMLFVG
Io mi limiterò a presentare quest'importante evento culturale attraverso alle parole del suo curatore, il prof. Raoul Pupo, lasciando al lettore interessato la cura di approfondirne la conoscenza attraverso alla diretta cosultazione dei siti sopraccitati.
"Il 6 aprile del 1941 – dice il prof. Pupo - le truppe tedesche, seguite a ruota da quelle italiane e ungheresi, invasero la Jugoslavia. Il regno dei Karađórđević venne distrutto, il suo territorio spartito fra i vincitori.
Seguirono anni terribili. Diciamolo subito: la responsabilità prima dell’inferno in cui precipitò il Paese spetta a chi lo attaccò e scatenò una guerra di tutti contro tutti.
Poi fu il caos: guerra di liberazione contro gli occupatori; guerra civile fra ustaša croati, četnici serbi, domobranzi sloveni, partigiani comunisti; guerra rivoluzionaria per la creazione di uno stato socialista, feroci repressioni antipartigiane; sterminio degli ebrei, tentativi genocidari ai danni di popolazioni dell’etnia sbagliata. Davvero, nel museo degli orrori non mancò proprio nulla.
Di quel vortice di violenza, le truppe italiane di stanza nei territori annessi o occupati, non furono semplici spettatrici, ma protagoniste. Si tratta di una delle pagine più buie della nostra storia nazionale, con pochissimi lampi di luce. Per questo è poco conosciuta e si è preferito dimenticarla.
Altri Paesi, come la Germania, hanno mostrato più coraggio nel fare i conti con il proprio passato oscuro. Oggi, dopo ottanta anni, speriamo che finalmente sia venuto il momento giusto. Noi siamo qua per questo".