La famiglia
Meyra discende da parte paterna dalla famiglia Moise di Cherso, da parte materna dalla famiglia Misetich di Ragusa (Dubrovnik). I Moise, nobili, agiati e colti, sono presenti a Cherso fin dal 1300, e noti per la partecipazione di due membri della famiglia alla battaglia di Lepanto e per l’abate, educatore, linguista, Giovanni Moise, nato e vissuto sempre a Cherso nell’800.
Completati gli studi, Meyra non ebbe infatti bisogno di uscire dal paese natio per approfondirli perché nel palazzetto avito poteva fruire di una fornitissima biblioteca, che il suo stesso antenato arricchì. Egli visse sempre nel paese natio, che lasciava solo una volta all'anno, in autunno, per un viaggio in Italia o in Europa. Fu conosciuto e stimato da tutto il mondo della cultura del suo tempo per la sua “Grammatica della lingua italiana”, opera monumentale in tre volumi: ortoepia e ortografia, etimologia, sintassi, per la cui stesura impiegò circa vent’anni, ma gli meritò l’inserimento nell’Accademia della Crusca. Il Carducci la definì “La grammatica più completa d’Italia”. Il testo è corredato da numerose note e citazioni di autori, che lo rendono una preziosa fonte di informazione e riferimento linguistico per gli studiosi, ai quali è specificatamente destinato.
Contestata dai linguisti fu la proposta del Moise di ritornare all’ortografia del Gherardini, ormai superata dall’uso. Ai giovani egli destinò un compendio, che denominò la “Grammatichetta”, cui seguì - a richiesta di docenti e scuole di tutta Italia – la “Grammatica di mezzo”, sempre ad uso degli studenti. Ma fra i suoi paesani Giovanni Moise era noto anche per i tiri burloni e scanzonati, che gli meritarono l’appellativo di “Nane mato”
Non meno importante dei Moise è la famiglia della madre di Meyra, Lieposava Misetich, nativa di Ragusa, figlia del dott. Rocco Misetich, di Spalato (Split), che visse con la famiglia ed esercitò la professione di medico a Ragusa. A ricordo e testimonianza della sua competenza medica e del suo servizio a favore della città, Ragusa gli ha intestato il suo ospedale e posto all’ingresso della struttura una sua statua. Nel centenario dalla sua morte, gli sono state tributate solenni celebrazioni. Per un certo periodo di tempo il dott. Misetich fu anche medico di corte del re del Montenegro, padre della regina Elena, moglie del re d’Italia Vittorio Emanuele III.
In casa Misetich, come in tutte le famiglie colte della Dalmazia del tempo, e indipendentemente dall’etnia di appartenenza, si parlava correntemente l‘italiano, il croato e il tedesco, Per quanto riguarda in particolare Lieposava Misetich, si sa che dai 10 ai 18 anni frequentò il collegio delle Ancelle della Carità di Ragusa, che esiste tuttora. Francesco Moise, il papà di Meyra, conobbe Lieposava mentre prestava servizio in Dalmazia - allora sotto l’impero austro-ungarico come Cherso - quale ufficiale austriaco.
La vita di Meyra
In linea con cotanti natali Meyra, dopo aver frequentato le scuole elementari a Cherso, completa la sua istruzione frequentando a Zara il ginnasio inferiore (I, II e III classe) e a Fiume il ginnasio superiore (IV e V classe) e il liceo classico.
Contemporaneamente, secondo la consuetudine delle signorine di buona famiglia del tempo, studia danza classica e musica conseguendo il diploma del V anno in pianoforte al Conservatorio di Fiume. Nel 1946 si laurea in lettere antiche a Padova. Ancora prima di laurearsi, nell’anno scolastico 1945/46, comincia la sua carriera di docente a Cherso insegnando nel ginnasio del paese italiano, latino, greco e musica. Poi, quando la scuola in lingua italiana viene chiusa, prosegue privatamente, assieme ad altri colleghi, l’insegnamento in italiano agli alunni che lo desiderano. Ma, è la fine della seconda guerra mondiale, Cherso viene occupata dalle truppe di Tito e un’onda di paura cala sul paese, alimentata da arresti, interrogatori, sparizioni di persone,… Anche il padre di Meyra viene arrestato, interrogato, maltrattato. Meyra stessa viene arrestata perché frequenta troppo la chiesa e si teme che, come insegnante, possa trasmettere ai giovani l’ “eresia” cristiana.
A causa di tutte queste cose, ma soprattutto perché sono italiani, nel 1948 Meyra ed i suoi genitori esulano in Italia. I due fratelli minori faranno un altro percorso. Ma l’esodo, la lontananza, non hanno interrotto il legame della famiglia Moise col paese natio perché tutti, le vecchie e le nuove generazioni, ci passano tuttora più tempo possibile avvicendandosi nella piccola casa sul mare, nel centro del paese, magnificamente e amorevolmente restaurata, e che un tempo fungeva da deposito delle reti dello zio Toni, fratello del papà, appassionato pescatore anche se diplomato capitano alla “Nautica “ di Lussinpiccolo.
Il palazzetto avito non appartiene più, infatti, alla famiglia, perché dopo il suo esodo è stato nazionalizzato. Ora lo si sta restaurando per farne un centro universitario della Facolt di Filosofia dell'Università di Fiume. In Italia, dopo un breve periodo di permanenza nei centri di raccolta profughi di Udine e di Venezia, i Moise si stabiliscono a Gorizia, nella cui provincia Meyra continua la sua attività di insegnamento. Nel 1954 sposa il veronese prof. Severino Lucchi e va con lui ad abitare nella sua casa di famiglia di Parona di Valpolicella, alle porte di Verona, dove vive tuttora. Da quest’unione nascono tre figli, ma solo uno sopravvive. Egli le darà quattro splendidi nipoti, che Meyra ha seguito amorevolmente negli studi e nella vita. Con energia inesauribile, parallelamente all’attività di insegnamento, svolta per quarant’anni nelle scuole medie delle province di Gorizia e di Verona, si dedica alla danza classica: una delle passioni che ha praticato e insegnato per quasi tutta la vita; alla poesia: ha scritto molte belle poesie che ha riunito in un libretto edito dalla Comunità Chersina sotto il titolo “Arcobaleno”; alle lettere: ha scritto la sua autobiografia e la biografia di Suor Giacoma Giorgia Colombis. La fede e la totale disponibilità verso gli altri, la portano inoltre ad occuparsi di persone in difficoltà, economiche e d’altro genere, come carcerati, prostitute,…. E infine Meyra consegue un altro traguardo, direi un primato: una seconda laurea a 85 anni! Ricordo bene il momento in cui mi disse al telefono: “Me son iscrita all’Università, ma non a quela dei veci, a quela vera”.
E così è veramente stato. A 80 anni Meyra si è iscritta alla Facoltà di Filosofia dell'Università di Verona; ha frequentato puntualmente le lezioni e conseguito dopo tre anni la laurea breve e dopo cinque quella specialistica come le poco più che ventenni compagne di corso, con più d'una delle quali ha stabilito rapporti di affettuosa amicizia. La tesi della laurea specialistica, conseguita col massimo dei voti e summa cum laude, oltre che col pubblico elogio del Rettore dell'Università di Verona, ha avuto per tema il suo illustre concittadino del Cinquecento, filosofo e letterato, Francesco Patrizio. La stampa e la televisione italiane hanno dato, giustamente, grande spazio all'evento. Meyra vive ancora nella sua vecchia casa, sempre lucida ma priva della vista, amorevolmente assistita da una badante.
Carmela Palazzolo