Ricorre quest'anno il 16° anniversario dalla scomparsa del prof. Bruno Maier. Cogliamo pertanto l'occasione per ricordarlo nel contesto della sua famiglia, esule da Capodistria, e assieme al più giovane ma altrettanto illustre fratello Giulio, professore emerito del Politecnico di Milano.
Bruno e Giulio nascono a Capodistria da genitori entrambi di Visinada. La madre era una discendente della nota famiglia Ritossa. Il padre, Giovanni, che fu il primo a studiare in famiglia fino a quel tempo, si laureò in ingegneria a Graz nel 1914. Essi si sposarono a Trieste, dove lei era maestra, quindi si sistemarono a Capodistria e, qualche anno dopo, acquistarono parte di una bella casa in fondo alla Via Eugenia. Di loro proprietà era la parte vicina alla riva del golfetto di Val Stagnon (ora asciugato e urbanizzato), nell'altra abitavano i Destradi che si occupavano di pesca. Al pianoterra c'era l'ufficio professionale del padre che, come ingegnere civile, lavorò a varie notevoli realizzazioni nella zona, fra le quali va ricordato il maestoso monumento a Nazario Sauro, ideato e progettato dal celebre scultore Attilio Selva, Accademico d'Italia, demolito durante l'occupazione nazista nel 1944.
A Capodistria la famiglia rimase fino alla fine del 1948 e poi decise di esodare, come altri avevano già fatto. Fu un momento di grande tristezza. La loro bella casa fu naturalmente espropriata ma, già prima di andarsene, gli era stata imposta l'ospitalità di un funzionario statale che, nonostante fosse una persona educata e non invadente, non faceva parte della famiglia. In seguito il palazzetto fu diviso in appartamenti e ora, come Giulio ha potuto constatare durante una sua recente visita a Capodistria, è abitato da più inquilini, uno dei quali – vedi combinazione – è uno scrittore di cittadinanza italiana.
A Trieste, per circa due anni, la famiglia Maier alloggiò al Ferdinandeo, palazzo che gli angloamericani avevano usato come caserma e che allora era adibito a temporaneo alloggio per esuli. Fu un periodo molto difficile finché il padre non riuscì a riavviare la sua attività professionale come ingegnere al municipio di Trieste; così la situazione della famiglia migliorò e potè trasferirsi in un alloggio di via Colautti. I due fratelli, Bruno nato nel 1922 e Giulio nel 1931, trascorsero in realtà poco tempo assieme a causa della notevole differenza d'età per cui, nella prima parte della vita, benché vivessero nella stessa famiglia e città e frequentassero entrambi il famoso ginnasio-liceo Combi, diverse erano le classi, gli insegnanti, le amicizie e, in seguito, durante la maturità e la vita professionale, anche gli interessi e la residenza.
Bruno si dedicò infatti alla letteratura italiana e visse e insegnò a Trieste, Giulio all'ingegneria e scelse come propria residenza e sede del proprio lavoro di ricerca e didattica prima Roma per tre anni e poi Milano al Politecnico. Anche gli incontri, che erano più frequenti finché vissero i genitori, si diradarono nel tempo a causa degli onerosi impegni professionali di entrambi, ma nonostante ciò essi furono legati da un grande reciproco affetto.
BRUNO MAIER, un antesignano dei rapporti esuli-rimasti
Bruno nasce a Capodistria il 1° dicembre 1922 e vi frequenta le scuole fino alla maturità classica, che consegue al Ginnasio-Liceo classico Carlo Combi. Poi si iscrive all'Università di Trieste, dove si laurea nel 1945 col prof. Ferdinando Pasini, di cui diviene in seguito assistente. Fu pure l'assistente dei prof. Mario Fubini e Giuseppe Citanna prima di essere incaricato per l'insegnamento della Lingua e della Letteratura italiana alla Facoltà di Magistero di Trieste, Facoltà in cui divenne professore straordinario e quindi ordinario e in cui insegnò fino al 1990. Si può quindi dire – come lui stesso affermò in una sua autopresentazione – che tutta la sua vita si è svolta all'Università, perché vi ha studiato e, a seguire, vi ha svolto tutta la sua attività professionale vivendo in fin dei conti appartato fra i suoi libri e le sue carte. Ebbe però diversi hobby: la pesca, il calcio, i francobolli, le canzoni. Sempre per sua stessa affermazione, mentre esteriormente si è adeguato al sistema sociale e culturale del suo tempo, intimamente è sempre stato un indipendente. Era persona – a detta di tutti quelli che lo conobbero e frequentarono – dal tratto signorile, sempre sorridente, gentile e amabile. Come studioso si accostava al mondo, ai fatti e agli autori con atteggiamento umile e modesto, mai supponente, sempre generoso di consigli e critiche verso autori affermati ed esordienti. Fu un italianista nel senso più completo del termine in quanto i suoi studi e le sue pubblicazioni spaziano dal Duecento al Novecento, da Cecco Angiolieri e Dante a Svevo, alla cui conoscenza diede un notevole contributo. Delle sue numerosissime pubblicazioni, generalmente articoli di critica letteraria e saggi, citiamo solamente, perché non è questa la sede degli approfondimenti, La personalità e la poesia di Cecco Angiolieri, La Letteratura triestina del Novecento, Profilo della critica su Svevo, Trieste nella cultura italiana del Novecento, La letteratura italiana nel dopoguerra al di qua e al di là del confine orientale, La letteratura italiana dell'Istria dalle origini al Novecento. Fu inoltre molto attento e attivo nella promozione di tutte le manifestazioni della cultura giuliana e istriana – come anche le poche sue opere citate dimostrano - quali i premi "Istria nobilissima" e "Leone di Muggia", che ebbe modo di curare particolarmente quale Presidente, per molti anni, dell'Università Popolare dove, fra l'altro, promosse con grande slancio e sensibilità i contatti fra gli istriani al di qua e al di là dei confini. Contemporaneamente all'insegnamento ricoperse importanti ruoli nel mondo della cultura triestina. Fece infatti parte del consiglio direttivo del Circolo della Cultura e delle Arti; diresse la sezione letteraria dell'Istituto Giuliano di Storia e Documentazione; fu Vicepresidente della Società di Minerva e membro della redazione della sua pubblicazione, l'Archeografo Triestino; sovrintese alla pagina culturale del periodico "TriesteOggi" e collaborò alla redazione di diversi altri periodici. Era coniugato con Enza Giammancheri e non ebbero figli. È mancato a Trieste il 27 dicembre 2001.
GIULIO MAIER
Giulio nasce a Capodistra l'8 marzo 1931 e vi frequenta le scuole fino alla la maturità classica, che consegue nel 1949 al famoso Ginnasio-Liceo Carlo Combi. In quell'anno la famiglia esulò a Trieste e per Giulio era tempo di entrare all'università, ma mancavano quattrini. Egli concorse allora e vinse una borsa di studio dell'Ente Nazionale Idrocarburi (ENI), cosa che gli consentì di frequentare per cinque anni l'Università di Trieste e di laurearsi col massimo dei voti e "summa cum laude" in ingegneria meccanica. Dopo la laurea andò a Roma alla Scuola di Specializzazione in Ingegneria Aerospaziale (l'unico dottorato allora esistente in Italia: tre anni, tredici corsi ed esami, una tesi), alla fine dei quali discusse col prof. Luigi Broglio, considerato il padre nobile dell'astronautica italiana, una tesi su un cacciabombardiere con ali a delta. In quegli anni conobbe anche Umberto Nobile, famoso per la sfortunata missione al Polo Nord, e seguì un corso di Luigi Crocco, celebre aerodinamico che, dopo l'esame, l'invitò a seguirlo a Princeton; invito che non accolse per ragioni familiari e sentimentali. Dopo la parentesi di studio a Roma, Giulio ritornò a Trieste, dove divenne „assistente“ (oggi si dice ricercatore) di scienza delle costruzioni con Leo Finzi, professore venuto da Milano. Questi, quando ritornò al Politecnico di Milano, lo invitò a seguirlo, cosa che egli fece. E al Politecnico di Milano c'è ancora dopo quel 1960, ora professore emerito, dopo l'importante tappa di professore ordinario in Scienza delle Costruzioni nel 1969, vari soggiorni di studio all'estero (in particolare alla Brown University, che era allora l'Università in ingegneria più autorevole negli Stati Uniti). Nel '66, appena sposato, andò pure con la moglie per un anno a Cambridge.
Nel corso della sua lunga carriera professionale, il prof. Maier ha trascorso periodi di ricerca scientifica in collaborazione a Parigi, Acquisgrana, Varsavia, Londra (Imperial College), e anche in varie università di Paesi lontani, come Cina, Australia, Brasile e, più frequentemente, negli Stati Uniti d'America. Molte sono poi state le visite brevi e le partecipazioni a congressi, che attualmente sono prassi abituale per chi fa ricerca. Molti sono poi gli scritti del prof. Maier, e di argomenti diversi, pur nel contesto della sua specializzazione. Da giovane, prima ancora di diventare professore, tra l'altro aveva studiato e dimensionato la tensostruttura che copre il Palasport di Genova. Poi, durante la carriera universitaria, si occupò di teoria della plasticità come base per analisi di strutture fino al collasso, poi di meccanica computazionale e di diagnosi strutturali. Insieme a colleghi e collaboratori promosse numerosi contratti tra Politecnico e industrie allo scopo di stimolare ricerche utili per importanti progetti di interesse ingegneristico come i problemi meccanici concernenti il Transmediterraneo (tubazione dell'ENI tra Sicilia e Tunisia), i Mose di Venezia (in particolare sugli effetti dinamici delle onde nell'Adriatico), del ponte subacqueo denominato „di Archimede“ attraverso lo stretto di Messina, progettato dall'ENI ma poi non realizzato. Sempre per innovazioni metodologiche utili nella pratica, il professor Maier e suoi giovani colleghi del Politecnico hanno lavorato per anni nell'ingegneria delle dighe in calcestruzzo, spesso con colleghi dell'ENEL e, in tempi recenti, in collaborazione con Breda e con Venezia Tecnologie, su diagnosi di impianti metallici eventualmente deteriorati nel tempo. Le importanti ricerche effettuate gli sono valse l'attribuzione di ben cinque dottorati „honoris causa“ in cinque Paesi diversi. L'ultimo gli è stato conferito due anni fa nel Vietnam dall'Università di Ho Chi Minh City (cioè Saigon).
È inoltre socio di numerose Accademie culturali, come quella dei Lincei, della quale è „Socio Corrispondente“ dal 1985 e „Socio Nazionale“ dal 1995 e di altre dodici Accademie, tra le quali c'è la National Academy of Engineering degli Stati Uniti d'America, alla cui solenne riunione annuale a Washington, in presenza del Presidente degli USA, ha partecipato più volte. Attualmente è professore emerito al Politecnico di Milano e continua nell'attività di ricerca con bravi giovani colleghi e dottorandi e tiene qualche seminario al Politecnico e anche in giro per il mondo. In anni recenti ha tenuto conferenze su invito alla Tsinghua University di Pechino, la più autorevole università cinese, e a Budapest, ospite dell'Accademia Ungherese delle Scienze, nella loro bella sede affacciata al Danubio. Giulio Maier si è sposato nel 1964 con Luigia Binda, laureata in architettura e poi professoressa di restauro architettonico al Politecnico di Milano. Anche lei ha fatto una brillante carriera ottenendo numerosi riconoscimenti, anche da parte dell'UNESCO, specie in qualità di curatore del patrimonio edilizio in Italia e all'estero. Purtroppo è deceduta nel dicembre 2016. Dal matrimonio sono nati due figli, il maggiore dei quali, Guido, fa ricerca nel campo delle telecomunicazioni come professore associato al Politecnico e ha dato a Giulio e Luigia due nipoti; il secondo, Roberto, è sacerdote a Milano e, oltre a svolgere il suo ministero sacerdotale, è uno studioso che tiene corsi di teologia, attualmente all'Università Cattolica e alla Facoltà di Teologia dell'Italia Settentrionale.
Bruno Maier