P. Bommarco era nato a Cherso il 21 settembre 1923 da Luigi e da Giovanna Sussich e la sua Cherso l’aveva sempre portata nel cuore. Vi aveva fatto costruire un rustico eremo, una “cuciza”, in cui trascorreva ogni estate più tempo possibile e in cui invitava anche “grandi” della terra, che rimanevano tutti affascinati dalla bellezza del luogo.
A 11 anni era entrato nei Seminari dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali. Venne consacrato sacerdote l’8 dicembre 1949. Passato al convento di S. Pietro di Barbozza, ebbe modo di farsi apprezzare come superiore della casa, direttore spirituale e predicatore.
Le sue doti di organizzatore geniale e coraggioso emersero però quando, nel 1961, venne chiamato a dirigere la Casa Editrice “Messaggero di Sant’Antonio di Padova”. E’ suo merito l’attuale impianto tipografico ed editoriale di Noventa Padovana.
Per due trienni successivi, dal 1964 al 1972, ricoperse l’incarico di Ministro Provinciale della Provincia Patavina dei Frati Minori Conventuali, che comprende attualmente la Lombardia e il Veneto. Dal 1965 al 1972 presiedette la “Conferenza Mediterranea” dei Ministri Provinciali e nel maggio 1972 venne eletto in Assisi Ministro Generale dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali. In questa carica venne confermato per altri sei anni nel 1978 ma, prima della fine del secondo mandato, venne nominato Arcivescovo di Gorizia.
Del periodo come Generale dell’Ordine vanno ricordate le storiche ricognizioni, da lui volute, delle spoglie di S. Francesco e di S. Antonio, iniziative che hanno consentito agli scienziati e ai fedeli di conoscere più a fondo i due grandi santi della povertà e dell’evangelizzazione. Promosse inoltre la canonizzazione del confratello San Massimiliano Kolbe, riconosciuto dalla Chiesa quale “martire di carità” anche grazie alla sua caparbietà e intuizione. Durante questo periodo egli ebbe inoltre modo di viaggiare molto per visitare le diverse realtà francescane sparse per il mondo, a cui impresse nuova vita con l’apertura di dieci nuove Missioni.
Nel 1982 venne nominato Arcivescovo di Gorizia e Gradisca. Ricevette la consacrazione in San Pietro per le mani di Papa Giovanni Paolo II il 6 gennaio 1983, festa dell’Epifania. Fece solenne ingresso nell’arcidiocesi isontina il 6 febbraio, iniziando il cammino da Aquileia, antica sede della plurimillenaria chiesa e poi centro dell’omonimo patriarcato: alla sua prestigiosa storia, al suo patrimonio di civiltà e culto cristiani, alla sua splendida basilica, l’arcivescovo Bommarco dedicò per vent’anni tante energie, contribuendo in modo significativo al restauro e riassetto della monumentale basilica, in particolare dei mosaici pavimentali, della cripta, dell’aula battesimale, realizzando pure il nuovo organo.
Quale pastore dell’arcidiocesi di Gorizia, S. E. Monsignor Bommarco, sempre con stile francescano, si coinvolse moltissimo con quella realtà ecclesiale, civile, culturale, etnica e umana, preoccupandosi delle situazioni concrete delle persone e delle famiglie, del lavoro, per superare nella proiezione della nuova Europa le negative conseguenze indotte dall’innaturale confine che aveva diviso Gorizia nel secondo dopoguerra e allacciare contatti con le Chiese d’oltreconfine
Lasciata per limiti di età la guida dell’arcidiocesi nel settembre 1999, Monsignor Bommarco ha trascorso la quiescenza a Trieste presso il Convento Francescano di via Giulia, dedicandosi alla preghiera, allo studio, all’aiuto della locale comunità di frati, all’esercizio del sacro ministero dove richiesto, senza comunque perdere di vista numerosi progetti ed obiettivi che gli stavano a cuore, tra i quali le cause di canonizzazione del Beato Odorico da Pordenone e di beatificazione di Padre Placido Cortese, nonché le diverse problematiche e programmi sociali e culturali della Comunità Chersina “F. Patrizio”, di cui fu tra i fondatori e presidenti.
Il 16 luglio 2004 si è spento serenamente nella casa di riposo e di recupero per sacerdoti anziani di S. Pietro di Barbozza che lui stesso anni prima aveva fondato.
A causa di una grave infezione turbecolare contratta da giovanissimo, a cui si aggiunsero altre malattie non meno importanti, come la malaria presa mentre era in visita ad una missione francescana in Kenia, ebbe per tutta la vita una salute malferma in contrasto con l’aspetto vigoroso e lo spirito indomabile. Tuttavia non si lasciò mai condizionare da tutto ciò; si sottopose sempre con coraggio alle terapie necessarie e fino all’ultimo giorno sperò di recuperare le energie necessarie per portare a termine i numerosi progetti che aveva in testa. Amava infatti dire: «Sono un giovane ottantenne che desidera ancora lavorare fino a quando il buon Dio vorrà».
Il corpo, non lo spirito, l’ha infine tradito…
I funerali sono stati grandiosi e suggestivi, pur nella francescana semplicità, per la grande affluenza di pubblico religioso e laico di ogni ceto; si sono svolti il giorno 19, di mattina a Padova nella Basilica di S. Antonio, alla quale P. Antonio Vitale era legato da affetto sia per l’amore e la devozione al Santo sia per l’appartenenza alla Provincia Patavina, e nel pomeriggio nella patriarcale Basilica di Aquileia, a lui carissima perché culla del cristianesimo in quella Regione e oggetto delle sue cure episcopali, presenti i Vescovi del Triveneto e di alcune diocesi di Croazia e Slovenia. La sua salma subito dopo è stata trasportata a Gorizia e tumulata nella cripta della chiesa cattedrale.
Padre Bommarco è stato un frate e un vescovo che ha costruito ponti, in una passione universalistica del suo cuore francescano aperto al mondo.
Il suo desiderio di estendere il patrocinio dei santi Ermacora e Fortunato a tutta la Regione Friuli-Venezia Giulia si è inscritto nel disegno di riscoprire il ruolo storico di mediazione fra Oriente e Occidente europeo del territorio. Un ruolo più che mai fondamentale per il momento storico che stiamo vivendo.
Egli è stato un grande personaggio dei nostri tempi e delle nostre terre, una personalità complessa, poliedrica, di cui le molte persone che sono venute in suo contatto hanno spesso conosciuto soltanto qualche aspetto. (come l’avvio della tradizione del pellegrinaggio-incontro al Santuario di Montesanto con la diocesi di Koper, Capodistria); egli si occupò inoltre dello sviluppo e della valorizzazione del patrimonio di storia, arte e tradizioni della città e dell’insigne Chiesa Goriziana. Fra i molteplici suoi interventi si ricordano i restauri del Palazzo Arcivescovile, la realizzazione di una casa di accoglienza per sacerdoti anziani e ammalati, il deciso orientamento in favore della scuola cattolica con la fondazione e gestione da parte dell’arcidiocesi del Liceo Linguistico “Paolino d’Aquileia” e della Scuola Media “C. M. d’Attems” nei locali del seminario arcivescovile, il progetto del nuovo museo diocesano, la coraggiosa realizzazione ed istituzione del monastero di clausura delle Clarisse a Gorizia (“perché ci sia qualcuno che prega anche per chi non lo fa”), il sostegno alle parrocchie nei restauri degli edifici sacri e nella realizzazione di ricreatori e strutture comunitarie. E non va dimenticata l’istituzione di un unico Seminario interdiocesano Udine-Gorizia-Trieste per la formazione delle vocazioni al sacerdozio.
Nel 1996 l’arcivescovo Bommarco indisse il secondo Sinodo della Chiesa Goriziana, convocando per due anni le sue varie articolazioni allo scopo di dare nuove risposte alle necessità pastorali dell’arcidiocesi e del territorio isontino.
Egli è stato un grande personaggio dei nostri tempi e delle nostre terre, una personalità complessa, poliedrica, di cui le molte persone che sono venute in suo contatto hanno spesso conosciuto soltanto qualche aspetto.