La nostra amica ape, da oltre 50 milioni di anni, come testimoniano i suoi resti fossili, incominciò a colonizzare il nostro pianeta e - assumendo differenziate ma peculiari caratteristiche morfologiche, funzionali e comportamentali - cominciò a distinguersi in numerose razze e, all'interno di esse, in ancor più numerosi ecotipi, adattandosi e mantenerndosi in costante equilibrio alle assai diverse condizioni ambientali e garantendo sin da allora, attraverso il fenomeno dell'impollinazione, la sopravvivenza di gran parte del mondo vegetale. Solo recentemente si è realizzato il fatale incontro con il nostro antenato ultimo arrivato sul nostro pianeta: l'Uomo; incontro sin dall'inizio utilissimo al nostro raccoglitore ed in seguito fondamentale per la sua sopravvivenza, pernicioso per la nostra amica, l'ape, che da allora iniziò ad essere oggetto di saccheggio ed apicidio da parte dell'uomo raccoglitore, che trasse con il frutto di questa rapina essenziali supporti per una rapida evoluzione sopratutto del suo sistema nervoso attraverso il consumo di alimenti di ineguagliabili capacità nutrizionali come il miele, il polline, la papa reale, i propoli, uniti a quella potenza vitale rappresentata dall'energia prodotta dal realizzarsi del complesso ontogenetico caratterizzato da un rigogliosa produzione di cellule staminali che condurrà alla realizzazione della sua struttura genomica. E finalmente arrivò il Contadino e le Civiltà che nell'agricoltura trovarono il loro principale impulso, quelle della Mezza Luna Fertile e quella dell'antico Egitto ove l'APE, per la sua funzione impollinatrice, identificata come una manifestazione divina, divenne oggetto di venerazione, com'è attestato dalle immagini rinvenute in alcune piramidi.
Allevata con dedizione nel medio evo per la produzione delle candele di cera, che consentiva l'illuminazione profumata dei palazzi nobiliari e dei luoghi di culto, in questo ultimo scorcio di tempo l'uomo tecnologico, alla ricerca di un sempre maggior profitto, ha assunto la pretesa di assoggettare l'ape alle sue esigenze costringendola a vivere in ambienti inidonei come quelli destinati alle monoculture, a sottoporla a pratiche stressanti, come quella del nomadismo e, per aumentarne le produzioni, a selezioni innaturali utilizzando pratiche come quella della fecondazione artificiale, trascurandone la adattabilità all'ambiente, la sua resistenza alle avversità, in particolare nei confronti degli organismi patogeni, dovendo purtroppo ricorrere all'impiego di presidi farmacologici non sempre indifferenti alla salubrità delle produzioni, ed ancora, sottraendo alla loro alimentazione la quasi totalità del miele prodotto surrogandolo con alimenti cosiddetti razionali, ed infine contaminando l'ambiente con ogni sorta di preparati chimici perniciosi per la nostra APE. In Cina, nelle regione fortemente inquinate con conseguente scomparsa delle api, sono gli uomini a dover impollinare i fiori per ricavarne prodotti destinati all'alimentazione umana; in India sono i bambini reclutati dalle multinazionali ad impollinare le piante di cotone, prodotto essenziale nell'economia di alcune regioni; negli USA colonne di Tir attraversano continuamente, senza pace, in lungo ed in largo, il territorio trasportando un numero imponenti di arnie per l'impollinazione nei diversi momenti di fioritura delle mono culture.
PREDIZIONE DI EINSTEIN: “Alla scomparsa dell'ultima APE seguirà la fine del genere umano”. Ed ora è forse giunto il momento di ripensamenti. L'APE oggi costituisce oggetto di importanti ricerche scientifiche per l'approfondimento, la conoscenza del loro raffinato e efficiente sistema estesiologico e di quello complesso della comunicazione per il confronto del loro genoma con quello dell'uomo, alla ricerca di geni ancestrali comuni deputati alla socialità ed all'altruismo, interessando in modo particolare il campo della biologia quantistica. L'auspicio che, vittima simbolica dell'egoismo con cui l'uomo si è rapportato fino ad oggi con la natura, venga eletta in futuro esempio di convivenza e di socialità da perseguire.
Queste note rappresentano numerosi spunti per l'approfondimento di tematiche che dovrebbero necessariamente costituire argomento di studio non solo per le nuove generazioni ma per tutte le fasce della nostra società per un comportamento cosciente di rispetto e tutela della natura.
Livio Dorigo