A quanto è dato sapere, Giulio Regeni è morto sotto tortura... e la mia mente ha difficoltà a soffermarsi su ciò che devono essere stati i suoi ultimi giorni di vita e la sua fine. Più facile mi riesce immedesimarmi nei suoi genitori, pensare al loro strazio, e in particolare a quello di sua madre, che pure coraggiosamente lotta perché venga appurata la verità sul tragico evento.
A lei dobbiamo tutta la nostra solidarietà di persone.
Ma questo brillante giovane studioso, cresciuto a Fiumicello (UD), era nato a Trieste, aveva completato gli studi della scuola superiore in un Collegio del Mondo Unito degli Stati Uniti d'America che, com'è noto, raccoglie ragazzi provenienti da tutto il mondo. Tutto il mondo deve dunque sostegno alla sua famiglia, ma glielo deve in particolare la regione Friuli Venezia Giulia, dove stanno le sue radici, e Trieste perché vi è nato.
Alla luce di tutto ciò non si può – a mio avviso – né capire né condividere la rimozione dalla facciata del palazzo del Comune della città lo striscione giallo di Amnesty International con la scritta: "LA VERITA' PER GIULIO REGENI"
La verità, che è giusto che la famiglia pretenda col sostegno delle istituzioni, anche ammesso che venga ottenuta, non riporterà in vita il giovane!
Il problema è infatti la tortura, che da sempre viene impiegata per ottenere delle informazioni. E non sembra possibile che anche oggi, pure i Governi. ritenuti e che si atteggiano a civilissimi, la tollerino e facciano finta di ignorarla.
Sono i Governi i responsabili delle morti come quella di Giulio Regeni.
Ma mi domando pure che persone sono questi torturatori, assassini impuniti, che si dedicano a queste pratiche.
Carmela Palazzolo