di Carmen Palazzolo
Il 12 settembre 2019, nel centenario dell’impresa fiumana di Gabriele D’Annunzio, a Trieste, dove è già in corso una mostra dedicata a questo personaggio, nella centralissima piazza della Borsa è stata inaugurata una sua statua, realizzata dallo scultore bergamasco Alessandro Verdi. Essa raffigura il poeta seduto a gambe accavallate, assorto nella lettura di un libro.
L’iniziativa, che è stata fortemente voluta dalla Giunta di Centrodestra dell’amministrazione Dipiazza ha subito suscitato il disappunto del governo croato e l’ambasciatore italiano a Zagabria Adriano Chiodi Cianfarani si è visto recapitare una nota ufficiale con cui il locale Ministero degli Esteri ha reso noto che «questo tipo di atteggiamento, assieme alla celebrazione dell’anniversario dell’occupazione di Fiume in diverse città italiane, infrange i rapporti di amicizia e di buon vicinato tra i due Paesi e onora un’ideologia e un operato che sono profondamente contrari ai valori europei».
Dura anche la presidente Kolinda Grabar-Kitarovic, secondo cui la statua è «scandalosa» in quanto mira a «celebrare l’irredentismo e l’occupazione» della città di Fiume, che «è stata e resterà una parte fiera della sua patria croata». Anche il sindaco di Fiume/Rijeka, Vojko Obersnel, non ha mancato di esprimere la sua opinione, secondo la quale D'Annunzio è «un precursore dell'ideologia fascista», colpevole di aver «imposto con un'occupazione l'autorità italiana a Fiume», che ha vissuto un'epoca «sanguinosa e difficile» a causa di legionari che «imposero con la violenza il loro potere per terrorizzare la popolazione croata e non italiana di Fiume».
Pianamente, il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza ha risposto di aver sentito il dovere di omaggiare un grande italiano, un grande poeta, un grande letterato, consentendo la collocazione nella città di una sua statua a fianco di quelle di Svevo, Joyce e Saba.
Sono pienamente d’accordo con Dipiazza.
Ma si deve proprio dare una colorazione politica ad ogni evento?