In ricordo di un grande personaggio dei nostri tempi
Luis Sepùlveda
di Anna Piccioni
Da giorni penso di scrivere questo ricordo di Luis Sepùlveda. Dopo la sua morte avvenuta il 17 aprile molto si scrisse su di lui, ricordandolo soprattutto come l'autore de la gabbianella e il gatto. Ho avuto l'impressione che fin quando era in vita non fu considerato all'altezza degli altri scrittori cileni: mi ha fatto venir in mente un pensiero di Saba “si pesa dopo morto”. Si sono ricordate le sue opere, il suo impegno per l'ambiente assieme a Greepeace, il suo impegno politico contro la dittatura di Pinochet, che gli costò. La condizione di esule gli ha permesso di diventare cittadino del mondo.
Sepùlveda non si è mai considerato uno scrittore, ma un narratore, un cantador che racconta e incanta col suo racconto realizzando quel “realismo magico” caratteristico nella letteratura sudamericana. È stato un cittadino del mondo ricco di curiosità: conoscere luoghi, ma soprattutto persone. Viaggiando annotava sulle sue moleskine (taccuino con fogli a quadretti) quello che vedeva e le storie di persone incontrate anche solo una sera.
In occasione di un incontro nel 2000 a Udine, organizzato dal Premio Nonino e dall’Editore Guanda, per festeggiare l’uscita del suo nuovo libro Le rose di Atacama Sepùlveda, esordì dicendo quanto per lui “sia difficile parlare della sua creatura”, perché quando la sua opera è pubblica ormai gli è estranea, tuttavia non si è sottratto a dare al pubblico forti emozioni, raccontando la sua formazione letteraria, le sue origini, basche, andaluse, italiane e Macuchi, ”bastardo perfetto”, e soprattutto raccontare quanto per lui fosse importante la parola, quanto fosse responsabile chi usa la parola per trasmettere le proprie idee e infatti”…sono felice che la mia letteratura non solo dia piacere estetico, ma trasmetta la mia preoccupazione etica”.
I personaggi che vivono nei suoi libri sono come le rose del deserto di Atacama che sbocciano per un po' di pioggia colorando il deserto e poi spariscono.
Durante questo periodo di clausura mi sono riletta i 4 romanzi che ho trovato nella mia libreria. La gabbianella e il gattol'avevo regalato a mio nipote. È stato un toccasana! Mi sono sentita presa per mano e trasportata nel freddo glaciale, nella natura, dal Nord al Sud da Est a Ovest, da città europee, Amburgo, alla selvaggia Amazzonia, dove l'uomo e la Natura vivono in armonia se l'ingordigia non ha il sopravvento; dalle Asturie, che Sepulveda aveva scelto perché così vicine alla sua terra di origine, alle isole croate... Ho iniziato con Patagonia Espress e mi sono ritrovata tra i fiordi infiniti, su imbarcazioni poco affidabili nell'aspetto, ma capaci di affrontare correnti e mari impetuosi grazie alla perizia dei suoi marinai; e la natura selvaggia, su mezzi di trasporto fatiscenti; in mezzo a gente genuina, che ti offre quello che ha senza chiedere niente in cambio: dove realtà e leggenda si mescolano, e dove la Natura con tutte le sue forze combatte l'ottusità dell'uomo. Poi Le rose di Atacama, che mi hanno ricordato L'antologia di Spoon River: infatti il titolo originale è Historias marginales, una serie di racconti che hanno per protagonisti gli eroi quotidiani, gli ultimi, di cui non parla la storia, ma forse più degni di gloria e di memoria.,. persone reali vive; di questi personaggi Sepùlveda disse “Probabilmente, le persone di cui parlo nel mio libro nemmeno sanno di essere ora conosciute da un pubblico, e che anche le loro storie provocano emozioni”. E poi Il vecchio che leggeva romanzi d'amore immergendomi nella foresta amazzonica equadoriana e infine Il mondo alla fine del mondo a contrastare l'eccidio perpetrato contro le balene da un mercato che non si preoccupa dei danni inestimabili intorno al Sud del mondo
Chiudo questi pensieri con una citazione dell'autore alla presentazione di una collana, La frontiera scomparsa, da lui diretta per l'editore Guanda: “La letteratura è il modo migliore per cancellare le frontiere, per dimenticarle e far sì che l'essere umano si muova liberamente nel territorio dell'immaginazione, in quel territorio che non conosce limiti né patrie, ed è semplicemente un luogo o mille luoghi in cui il lettore entra dopo aver aperto un libro. Il mare è uno solo, ma ha molti nomi. La Terra è una sola, ma si nasce, si vive e si muore in posti che si chiamano in un modo o nell'altro. La Letteratura è un crogiolo di differenze che ci permettono di riconoscerci come membri della grande famiglia umana, e forse ci insegna che queste differenze ci avvicinano. Quando questo accadrà, allora potremo dire con allegria che abbiamo cancellato le frontiere e che siamo abitanti del grande paese dell'Umanità”.