di Giorgio Ledovini
Da qualche tempo è all'ordine del giorno sui media di tutto il mondo la notizia degli incendi dolosi che stanno devastando vaste e molteplici aree della foresta amazzonica. Questa foresta, come noto, oltre a presentare un considerevole numero (che di preciso nemmeno conosciamo) di specie animali e vegetali, costituisce uno dei principali polmoni verdi che incide significativamente (le stime sono molto variabili, vanno dal 4% al 20%) sull'ossigeno totale della terra.
Di conseguenza si può affermare che essa abbia un ruolo importante nell'assorbimento del CO2,ritenuto causa del buco nell'ozono e del conseguente riscaldamento globale. In questo disastro ecologico vanno sottolineati vari aspetti. Anzitutto quello economico. Le nazioni che possiedono questo vasto polmone verde (in primis il Brasile con il 70%, ma anche, significativamente, Venezuela, Colombia, Perù e Bolivia) vogliono aumentare la produzione di carne bovina e di soia, esportate prevalentemente in Cina (ma anche in Europa), obiettivo che comporta un aumento di pascoli e terreno coltivabile che verrebbero ricavati distruggendo la foresta. Ci sono inoltre zone di questa foresta il cui sottosuolo è ricco di minerali quali oro, argento, stagno, zinco, piombo, ferro, ecc., il cui sfruttamento richiede la creazione di miniere, vie di comunicazione, insediamenti, ecc.
Gli incendi sono tutti dolosi ed hanno subìto un'impennata quest'anno in seguito alla politica del presidente del Brasile che ha ignorato la politica di gestione dell'Amazzonia avviata con leggi e controlli dai suoi predecessori. I nuovi governanti chiudono un occhio sulle infrazioni di queste leggi che avvengono con gli incendi, in modo da favorire i grossi imprenditori agricoli ed industriali che vedono solamente l'affare. Sembra inoltre che il Brasile starebbe progettando di trasferire in futuro verso l'Amazzonia masse di popolazione con la giustificazione di inibire possibili insediamenti futuri di cinesi (considerando che la stessa cosa starebbe facendo la Cina ai confini con la Mongolia e la Siberia).
Se si considera poi che analoghe operazioni di distruzione di foreste avvengono anche in Africa ed Indonesia, è evidente come l'uomo stia minacciando le principali aree verdi della terra. La giustificazione di chi è favorevole a questa politica è quella della nostra sopravvivenza, siccome quasi tutti ci cibiamo di carne e le risorse attuali non riuscirebbero ancora a sfamare tutti. Su questo punto non sono però tutti d'accordo: vi è chi afferma che nel mondo vi è un eccesso di produzione alimentare e che la principale causa della povertà sarebbe la cattiva distribuzione e gestione delle risorse.
Non v'è però chi non capisca che le attuali aree verdi della terra sono fondamentali nel garantire il necessario equilibrio fisico-chimico per la nostra vita, al di là dei numeri fisici in gioco molto disparati, come si è visto sopra, e del fatto che molti scienziati ritengono che l'attuale riscaldamento globale non sia di natura antropica (cioè determinato dall'uomo) ma strutturale in quanto già verificatosi nel passato. E' comunque su questo punto che si sta giocando il nostro futuro; ma l'uomo qui sta anche dimostrando la propria incapacità a progettare e gestire questo futuro. C'è necessità di un progetto mondiale di raggiungimento e mantenimento di un equilibrio tra le esigenze economiche, che sono anche esigenze di sopravvivenza, e la salvaguardia del mondo stesso. E' quella che oggi va sotto il nome di crescita sostenibile.
A questo punto va fatta una triste constatazione. Per una strategia globale di tale portata ci sarebbe la necessità di un organismo sovranazionale con potere legislativo ed esecutivo in merito. Un siffatto organo potrebbe essere creato in ambito ONU. E' tuttavia difficile un simile potenziamento di questo ente, vista la sua debolezza attuale, essendo troppo influenzato dalla forza e dalla prevaricazione dei singoli nazionalismi e dai poteri economici globalizzati. Il cambiamento climatico tuttavia non è il solo argomento che coinvolge tutte le nazioni, ci sono anche, ad esempio, la sicurezza delle comunicazioni aeree e marittime, la diffusione delle epidemie, le migrazioni, ecc., che sono in genere già gestiti da organismi sovranazionali ai quali aderisce la maggioranza delle nazioni mondiali, cedendo parte della propria sovranità per un interesse comune, globale. Su questo argomento e sugli aspetti giuridici connessi ha scritto un interessante articolo il prof. Sabino Cassese su “La Lettura” di domenica 20/11, dal quale traspare come in questo ambito, da ritenersi fondamentale per il nostro mondo, ci sia ancora tanta strada da fare.
Considerata l'inerzia delle autorità nazionali, quando non vi è addirittura il contrasto alla soluzione dei predetti problemi da parte delle stesse, vedo con favore quello che è successo recentemente nelle principali metropoli del mondo: un movimento di adolescenti e giovani che, avendo capito quanto incerto si presenti il loro futuro, desiderano stimolare negli adulti e soprattutto nei poteri principali la necessità di gestire il mondo meglio, con una visione più a lungo raggio e più sicura. Si sa però che i giovani crescendo possono cambiare e passare da un entusiasmo giovanile ad un pragmatismo adulto con un adattamento al mondo così com'è. Ritengo però che se solamente una parte di questi giovani manterrà negli anni gli obiettivi corrispondenti ai propri ideali giovanili, ci sarà da ben sperare per il nostro futuro.