Anna Piccioni
Sono stata a vedere la mostra delle foto di Vivian Maier, La prima cosa che ho pensato, condizionata dalla nostra modernità, ecco i primi selfie. In realtà tutte le foto della mostra che ritraggono la fotografa mentre si immortala riflessa in uno specchio di casa, di una vetrina, con un gioco di riflessi che riprendono anche i contorni, non sono mai state sviluppate dalla stessa Vivian. Non sono dei veri propri autoritratti; tuttavia la sua figura è dominante anche nella semplice ombra, nell'angolo della foto.
Vivian Maier mai sorridente, non bella, longilinea, sembra voler nascondere la propria femminilità indossando camicie e scarpe maschili e cappelli: figura distaccata non vuole donarsi. Si vede una profonda tristezza, infelicità e solitudine. Eppure per tutta la vita è stata a contatto con i bambini delle famiglie in cui ha lavorato come “tata”. Non è stata una fotografa per caso, ha studiato nel corso del tempo, si è perfezionata, ma non è mai stata considerata; infatti è morta nel 2009 a 83 anni in solitudine e povera.
Consiglio la lettura della sua biografia in un articolo di Repubblica.it “Vivian Maier, la tata che non fu fotografa per caso”
L’esposizione, a cura di Anne Morin, realizzata e organizzata dall’Ente per il patrimonio culturale del Friuli Venezia Giulia in collaborazione con di Chroma photography, Madrid, John Maloof Collection e Howard Greenberg Gallery New York, sarà visibile al pubblico dal 20 luglio al 15 ottobre 2019.
In mostra 70 autoritratti, di cui 59 in bianco e nero e 11 a colori (questi ultimi mai esposti prima d’ora sul territorio italiano) per scoprire la celebre fotografa attraverso i suoi primi scatti.