di Carmen Palazzolo
Il 26 marzo 2019 il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia ha approvato una mozione, presentata dai consiglieri Camber e Ghersinich, tendente a “Sospendere ogni contributo finanziario, patrocinio o concessione a beneficio di soggetti pubblici e privati che, direttamente o indirettamente, concorrano con qualunque mezzo a negare o ridurre il dramma delle Foibe e dell’Esodo”. La mozione è stata approvata dalla Lega e dal Movimento 5Stelle, non dal PD, i cui rappresentanti hanno abbandonato compattamente l’aula. Il provvedimento è stato motivato in particolare dalla pubblicazione, da parte dell’Istituto Regionale per la Storia della Resistenza e dell’Era Contemporanea del FVG (IRSREC), in occasione della Giornata del Ricordo 2019, di un “Vademecum per il Giorno del Ricordo” compilato da Raoul Pupo, Gloria Nemec e Anna Vinci con mappe di Franco Ceccotti.
Lo scopo dichiarato degli estensori è quello di fornire “… agli operatori politici, della comunicazione e della scuola (che ogni anno nell’imminenza del 10 febbraio) si trovano a dover commentare i passaggi cruciali di una storia obiettivamente complessa come quella della Frontiera adriatica del ‘900… un contributo di chiarezza e semplicità di consultazione”.
Ma sintetizzare una storia complessa come quella del Confine orientale d’ Italia in 63 pagine si è rivelato un compito che ha provocato la succitata mozione della Regione Friuli Venezia Giulia e, al suo seguito, una caterva di reazioni positive e negative nei confronti del documento e del provvedimento regionale e del suo più noto e famoso autore, lo storico e docente di Storia Contemporanea dell’Università di Trieste Raoul Pupo.
Io mi asterrò al momento dall’aggiungere il mio parere a quello dei tanti che sono apparsi sul quotidiano Il Piccolo di Trieste, su qualche periodico nazionale e sul social network riservandomi di scriverne dopo la presentazione del documento da parte del prof. Pupo, seguito da un dibattito pubblico, che l’Associazione delle Comunità Istriane di Trieste intende promuovere a breve.
Per gli interessati segnaliamo il testo integrale del Vademecum.
Conosco Pupo, Nemec Vinci come storici che lavorano secondo gli statuti deontologici di scientificità, richiesti nella pubblicazione di saggi storici. Non credo che la politica possa interferire sul lavoro dello storico, che deve essere libero e rispondere ai requisiti di onestà e correttezza che lui stesso si impone.
Pupo ha studiato il dramma delle foibe ormai da molti anni, ed è una persona responsabile, di indirizzo moderato, e rispettoso del proprio lavoro scientifico in termini scrupolosi e onesti.
Silva Bon
Secondo me va innanzitutto precisato che il vademecum portato all’interesse del pubblico dai politici della regione Friuli Venezia sotto il nome del prof. Raoul Pupo è un lavoro collegialmente svolto da lui assieme a Gloria Nemec, Anna Vinci e Franco Cecotti per l’Istituto per la storia della Resistenza e dell’Età contemporanea nel Friuli Venezia Giulia, struttura e studiosi tutti della massima serietà.
In particolare ho letto diverse opere e ho sentito di frequente il prof. Pupo in occasione di conferenze, tavole rotonde, convegni apprezzandone sempre il grande sapere storico che, unito alla capacità di stabilire un rapporto con l’uditorio e di centrare di volta in volta gli interventi su di esso e sul tempo a disposizione fa di lui una persona che si ascolta con interesse.
Come promotrice e organizzatrice di eventi culturale per l’Associazione delle Comunità Istriane di Trieste ho poi, da oltre dieci anni, più volte chiesto il suo aiuto e collaborazione per conferenze e convegni ed essi mi sono sempre stati accordati volentieri e gratuitamente. E la sua presenza ha sempre assicurato il successo dell’iniziativa, basti citare, per quanti ci seguono, i convegni sull’esodo del 2007, la partecipazione al XIII Festival Internazionale della Storia 2017 di Gorizia su “Italianità Adriatica”, lo stesso convegno del 14 dicembre 2018 su ”L’Istria tra la fine della dominazione asburgica e il regno d’Italia”, anche se, a causa di numerosi altri impegni, in quell’occasione egli ci diede solo una consulenza e il coordinamento dell’evento durante la mattina.
Il vademecum è steso, a mio avviso, col rigore scientifico che caratterizza i suoi estensori, che in esso hanno espresso nel modo sintetico richiesto dal documento i risultati dell’attuale ricerca storica sulla complessa storia del Confine orientale d’Italia. Ritengo che l’esigenza di esporre brevemente eventi oggettivamente complicati abbia indotto più volte a definizioni precise dove sarebbe stato più opportuno che fossero più sfumate. Ho apprezzato la prudente stima del numero degli infoibati, perché non esistono verbali degli eccidi, e la misura di ogni parte del documento. Nuove ricerche potranno anche modificare gli attuali risultati.
Per concludere ritengo che gli eventi storici non devono essere strumentalizzati a fini politici e, ultima cosa ma forse la più importante, è che sarebbe ora che gli italiani facessero i conti con la propria storia, il che significa, a mio avviso, conoscere gli eventi storici e accettarne tutti gli aspetti senza dar loro un colore politico, perché i fatti sono buoni o cattivi in sé indipendentemente da chi li commette e dal partito a cui appartiene.