A proposito di compensi minimi e massimi e il loro divario ma nessuno parla di tetto delle pensioni
Carmen Palazzolo
Milena Gabanelli nell’ultimo suo Dataroom di Lunedì 11 luglio 2022, presentato su La7 e pubblicato su Il Corriere della Sera, ha fatto il quadro della grande diseguaglianza e dell’assenza di morale che caratterizza il cosiddetto libero mercato degli alti e stratosferici compensi, sia dei top manager come in altre professioni.
Riporto alcuni stralci del suo discorso che mi sembrano significativi.
Nel 1980 – dice la Gabanelli - lo stipendio degli amministratori delegati più pagati era 45 volte quello dei dipendenti. Nel 2020 si è arrivati a 649 volte. L’Italia è l’unico Paese europeo dove gli stipendi medi sono scesi del 2,9 %.
Sono 21 i Paesi europei che applicano per legge il salario minimo universale, altri sei (Austria, CIPRO, Danimarca, Finlandia, Italia e Svezia) lo applicano settore per settore, attraverso la contrattazione collettiva. Ora l’Unione europea ha stabilito che i salari minimi debbano essere aggiornati ogni due anni o al massimo ogni quattro per i Paesi che utilizzano un meccanismo di indicizzazione automatica, il salario minimo, secondo Bruxelles, deve essere una tutela garantita per tutti i lavoratori. Nessuno invece si pone il problema del salario massimo, e se deve esserci un rapporto fra lo stipendio dei top manager e quello dei loro dipendenti.
[…] Lo studio dell’Economic Policy Institute mostra che negli Usa, dal 1978 al 2018, le remunerazioni dei Ceo sono cresciute del 940% e quelle dei manager del 339,2%, contro l’11,9% del salario del lavoratore tipo. L’Organizzazione indipendente statunitense (EPI) sostiene che l’economia non subirebbe alcun danno se gli amministratori delegati fossero pagati di meno e dà dei suggerimenti.
Nel 1980 gli amministratori delegati più pagati prendevano 45 volte un loro dipendente. Nel 2008 la media delle remunerazioni dei primi 10 top manager italiani era di 6,41 milioni di euro, 416 volte lo stipendio medio annuo di un operaio; nel 2020 è stata di 9,59 milioni, cioè 649 volte. Nella traccia indicata da Olivetti si colloca invece la media degli stipendi dei dirigenti intermedi. Nel 2008 ci volevano 8,3 stipendi di un operaio per fare quello di un dirigente medio, nel 2020 si è passati a 10. In questi dodici anni lo stipendio medio di un operaio è sceso del 4%. Eppure non sempre c’è correlazione tra risultati e stipendi. […]
Negli Stati Uniti la differenza di salario la chiamano «pay gap», differenza salariale, e dal 2018 per tutte le aziende quotate è obbligatorio renderla nota alla Sec, la Consob americana. Dovrebbe servire a promuovere la stabilità finanziaria, proteggere i contribuenti e i consumatori, migliorando la trasparenza del sistema, ma non ha inciso di una virgola sulla disparità salariale.
Anche il partito 5Stelle guidato da Giuseppe Conti nelle richieste al presidente del Consiglio Mario Draghi parla di salario minimo.
“Dobbiamo approvare il salario minimo - dice Conte- dobbiamo offrire a tutti i contribuenti un piano di rateizzazione straordinaria delle cartelle fiscali. Ovviamente non permettiamo più che il reddito di cittadinanza sia messo quotidianamente in discussione. Vogliamo che sia sbloccato l’incaglio dei crediti del superbonus…”.
Ma nessuno parla di porre un tetto alle pensioni che possono essere elevatissime come gli stipendi mentre ci sono delle persone che non arrivano a fine mese con la loro retribuzione o pensione. Prevedere una certa regolamentazione, oltre che del salario minimo delle pensioni massime e darne il ricavato a chi ne ha bisogno è una questione di giustizia sociale. E non si venga a fare il discorso dei meriti, delle contribuzioni e quant’altro perché chi ha avuto tanto durante la sua carriera professionale può aver provveduto anche alla sua serena vecchiaia.