... degli esuli alle celebrazioni del GIORNO DEL RICORDO?
Il “Giorno del ricordo” in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale e concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati» è stato istituito con la legge 30 marzo 2004, n.92 e, a partire da questa data, è stato - e finalmente! - un crescendo di manifestazioni in tutta Italia.
Così è stato anche quest'anno, a partire dalla cerimonia ufficiale svoltasi il 9 febbraio a Roma a Palazzo Madama, alla presenza delle maggiori autorità dello Stato, di una numerosa rappresentanza di esuli, fra la quale ho notato il presidente dell'Associazione delle Comunità Istriane di Trieste David Di Paoli Paulovich, il segretario generale dell'Università Popolare di Trieste Fabrizio Somma, il direttore del museo archivio storico di Fiume Marino Micich, la vicepresidente del Libero Comune di Pola in esilio Maria Rita Cosliani, Antonio Ballarin, presidente della Federazione delle Associazioni degli Esuli e Rodolfo Ziberna, sindaco di Gorizia. Questi ultimi due hanno tenuto i discorsi ufficiali per gli esuli dopo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e quello del Senato Pietro Grasso.
Il giorno successivo è a Trieste, alla Foiba di Basovizza, che si è svolta un'altra importante e ormai tradizionale cerimonia alla presenza di tutte le Autorità civili, religiose, combattentistiche e d'arma. Molto numerosa, come tutti gli anni, è stata la rappresentanza delle associazioni degli esuli coi loro labarI. Presenti pure alcuni dei loro massimi dirigenti, fra i quali ho notato il presidente nazionale dell'ANVGD Renzo Codarin, il presidente dell'Associazione delle Comunità Istriane David Di Paoli Paulovich e il presidente dell'Unione degli Istriani Massimiliano Lacota. Tra le autorità istituzionali c'era il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, la presidente della Regione Fvg Debora Serracchiani e il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza. Fra il pubblico, numerosa la partecipazione degli studenti, ben 500 circa, accompagnati dai rispettivi dirigenti scolastici e docenti, provenienti dalla nostra regione (Sacile, Brugnera e Pordenone) e da altre: Seriate (BG), Modena, Lecce, Luino (VA) e Bagnoli Irpino (AV).
Ancora, a Trieste, nella storica sede dell'Unione degli Istriani di via Silvio Pellico 2, dal 24 al 26 febbraio, si è tenuto uno speciale “mercatino del Ricordo” di quadri, libri, documenti rari e oggettistica ed è stato aperto, in 7 giorni del mese febbraio, il Museo dell’ex Campo Profughi di Padriciano, di solito visitabile solo su appuntamento, e così, su prenotazione, il Magazzino 18.
Iniziative varie sono state poi organizzate, sempre a Trieste dalle altre grandi associazioni della diaspora: l'Associazione delle Comunità Istriane ha inaugurato la commemorazione delle persecuzioni, delle foibe e dell'esodo con la presentazione, il 2 febbraio, del volume del prof. mons Pietro Zovatto "Preti perseguitati in Istria. 1945-1956. Storia di una secolarizzazione", a cui è seguita il giorno dopo la proiezione, a cura di Franco Biloslavo, segretario della Comunità di Piemonte d’Istria, del video “TORNAR”, realizzato da Simone Cristicchi a Piemonte d’Istria. Il giorno 10, a partire dalle ore 15.30, si è poi svolta l'edizione triestina della corsa del Ricordo con percorso lungo le Rive da p.zza Libertà a via Belpoggio. Questo evento era stata fortemente voluto dal defunto presidente Manuele Braico e l'Associazione delle Comunità Istriane ha voluto organizzarlo quest'anno in sua memoria in collaborazione con l'A. S. D. Podistica Fiamma Trieste, col patrocinio delle maggiori associazioni della diaspora. Uno dei più significativi altri eventi organizzati dalle Comunità Istriane è stata poi la presentazione, il 20 febbraio, della ricerca svolta da Biagio Mannino presso gli studenti di alcune scuole superiori di Trieste per indagare se, a 70 anni dall'esodo, i nipoti degli esuli si sentono istriani.
Interessanti infine le tre conferenze dell'Associazione dei Dalmati Rustia Traine, che si sono tenute tutte nella sede della Lega Nazionale di via Donota n. 2, ed hanno avuto per argomenti i tre esodi dei Dalmati, il ruolo delle Grandi Potenze nella creazione del Regno di Jugoslavia in funzione anti italiana, un ebreo salva l'onore del Regio Esercito italiano. I Dalmati concluderanno le loro proposte domenica 25 febbraio con una S. Messa in suffragio dei martiri dell'esodo nel Santuario di Monte Grisa.
Le celebrazioni triestine si concluderanno sabato 3 marzo al Magazzino 26 del Porto Vecchio con lo spettacolo “Voci dalla foiba. Musica e poesia per non dimenticare”, con Elisa Manzutto (arpa), Elisabetta Vegliach (soprano) e Giacomo Segulia (voce recitante), a cura della Lega Nazionale con la collaborazione dell’Unione degli Istriani – Libera Provincia dell’Istria in Esilio.
Numerose anche le celebrazioni in tutto il resto d'Italia, fra le quali mi sembra giusto segnalare la Corsa del Ricordo organizzata il 4 febbraio dal Comitato dell'ANVGD di Roma.
Diversi gli appuntamenti organizzati quest'anno anche dalla RAI e una scorsa nel web mi consente di constatare che delle celebrazioni si sono svolte in tutta Italia. Leggo ad esempio che a Catania, nel dipartimento di Scienze Umanistiche dell'Università, si è svolto un convegno sull'esodo giuliano a cui è seguita una serie di appuntamenti nelle scuole e una Fiaccolata del Ricordo 2018.
Minore la presenza delle associazioni degli esuli ? Mi riferisco in particolare al fatto che quest'anno (2018) l'Associazione delle Comunità Istriane e l'ANVGD non erano presenti coi rispettivi labari e qualche serto floreale al tradizionale itinerario commemorativo del 9 febbraio ai monumenti significativi dell'esodo di Trieste, quali quello in piazza Libertà, agli Infoibati ai Caduti e alle Vittime dell’eccidio di Vergarolla sul colle di San Giusto, all’Esodo a Rabuiese e a Norma Cossetto nella via a lei dedicata a Chiarbola.
Fino alla legge sopra citata, le Associazioni della diaspora erano state le uniche custodi della memoria dell'esodo e della sua trasmissione, purtroppo senza quasi mai uscire dal proprio ambito, per cui è sempre stato una sorta di "discorso di famiglia", anche a causa dell'incapacità stessa degli esuli di capire che non era a loro stessi che si doveva raccontare la loro storia ma agli altri, ai non esuli. È ciò che io cercai di fare col periodico "La nuova Voce Giuliana" durante il breve periodo in cui lo diressi: farne una rivista interessante anche per i non esuli, nella convinzione che il nostro messaggio andasse rivolto soprattutto a loro. Più che mai - a mio avviso - l'intento deve essere questo quando il periodico è finanziato con denaro pubblico, sempre erogato in base alla Legge 16 marzo 2001, n. 72 e sue successive modifiche e integrazioni, che prevede il finanziamento di progetti per "la tutela del patrimonio storico e culturale delle comunità degli esuli italiani dall'Istria, da Fiume e dalla Dalmazia" quindi, in parole povere, per custodire e diffondere la storia e le tradizioni del confine orientale d'Italia. Ma il mio intento non fu né condiviso né compreso perché il consiglio direttivo del sodalizio espresse il desiderio di avere un giornale "degli esuli, per gli esuli e in particolare per gli esuli appartenenti alle Comunità costituenti quell'Associazione", quindi un giornale al servizio di quel dato gruppo di comunità. Questa non è – a mio avviso – un'ottica giusta se la rivista è finanziata da denaro pubblico, per il suddetto motivo, mentre se il giornale è finanziato dai soci – com'è, ad esempio, il caso del foglio Lussino – essi hanno il diritto di chiedere che il giornale sia "di e per" loro.
E, a proposito di pubblicazioni cartacee, il mondo della diaspora ha prodotto, nel tempo, una grande mole di volumi, a volte di notevole spessore culturale, su argomenti che vanno dalla storia alle testimonianze che, questi sì, erano rivolti a tutti ma sono stati quasi sempre pubblicati col contributo dello Stato o di altri enti pubblici per cui non sono in vendita nelle librerie ma costituiscono una sorta di patrimonio privato delle associazioni che ne hanno curato l'edizione e quindi finiscono con l'essere letti solo dagli esuli, come i loro perodici. Spesso questi libri non hanno neppure l' ISBN (International Standard Book Number), cioè l'acronimo internazionale del mondo del libro, che permette di riconoscere in modo univoco attraverso un codice un libro o un prodotto creato per essere usato come libro, il che significa che in un certo senso non esistono.
Per farsi conoscere nel e dal mondo esistono però oggi i siti internet, sui quali bisogna decisamente puntare.
[Carmen Palazzolo]