Il significato del premio per la pace 2017 è
NO ALLE ARMI NUCLEARI
Il premio per la pace è stato conferito quest'anno (2017) all'ICAN (International Campaign Abolish to Nuclear weapons) "per il suo lavoro per attirare l'attenzione sulle catastrofiche conseguenze umanitarie di qualsiasi uso delle armi nucleari e per i suoi sforzi innovativi per ottenere un divieto di tali armi". L'ICAN rappresenta una coalizione di 468 organizzazioni non governative che in 101 nazioni operano per porre fine al proliferare delle testate atomiche, ha sede a Ginevra e negli ultimi anni ha lavorato in strettissima collaborazione con il Consiglio ecumenico delle chiese (CEC). Esse promuovono l'adesione e l'attuazione del trattato di divieto delle armi nucleari delle Nazioni Unite. Con questo trattato, formalmente adottato dalle Nazioni Unite, le armi nucleari, per la prima volta nella storia, vengono dichiarate fuori legge e se ne proibisce l’uso. Queste armi sono infatti le uniche armi di distruzione di massa che finora non avevano un apposito documento che le vietasse nonostante il loro immenso potere distruttivo e la minaccia per l'umanità, per cui anch'esse vanno annoverate nella categoria di altre armi inaccettabili come quelle chimiche e biologiche, mine terrestri e munizioni a grappolo.
Le armi che causano danni inaccettabili ai civili non possono rimanere legali e le armi nucleari non possono costituire un'eccezione a queste norme.
Ai lavori, purtroppo, l'Italia non ha partecipato assieme alle 9 potenze nucleari: le cinque riconosciute dal Trattato di non proliferazione del 1968: Usa, Russia, Francia, Gran Bretagna e Cina e le quattro non ufficiali: India, Pakistan, Israele e Corea del Nord; insomma, tutti i paesi che hanno un arsenale nucleare o lo stanno sviluppando non hanno partecipato ai lavori, come i loro alleati.
Il trattato è stato approvato da 122 Paesi, 1 si è dichiarato contrario e 1 astenuto.
Ai negoziati, svoltisi in due sessioni per un totale di quattro settimane complessive, hanno partecipatodelegazioni di circa 140 paesi. Uno degli articoli più importanti del documento è il primo, che vieta di sviluppare, testare, produrre, acquisire, possedere ma anche trasferire o ricevere il trasferimento, consentire la dislocazione di armi nucleari e altri dispositivi esplosivi nucleari. Proibisce inoltre di “incoraggiare, indurre, assistere o ricevere assistenza per una qualsiasi delle suddette attività”. È proibita pure la “minaccia d’uso”, raccogliendo così molte delle istanze della società civile internazionale. Un altro articolo importante è il n. 4, dedicato all’impegno “verso la totale eliminazionedelle armi nucleari”.
Il documento, poi, garantisce una assistenza alle vittime dell’uso di armi o della sperimentazione atomica, sancisce la necessità di bonifica ambientale (articolo 6) e impegna gli Stati aderenti a farsi promotori del bando presso gli altri Paesi, in modo che il trattato raggiunga l’universalità(articolo 12). Ma non è finita perché adesso comincia il percorso di ratifica e di entrata in vigore.
Ma qual è questo potere distruttivo?
Gli effetti delle esplosioni nucleari sull’uomo hanno carattere letale, sia per esposizione diretta che indiretta: la stessa vita animale e vegetale rimane sconvolta da un’esplosione atomica, come si è potuto constatare attraverso agli studi effettuati sui luoghi delle esplosioni, a partire da quella di Hiroshima del 6 agosto 1945. In base alla potenza dell’arma usata, che si misura in kiloton, cioè l’energia liberata dall’esplosione di 1000 chili di tritolo, l’area di devastazione può estendersi nel raggio di diversi chilometri, con effetti distruttitivi decrescenti con l'aumento della distanza. Vicino all’esplosione il caldo è così intenso, che l’aria viene come risucchiata e vaporizzata insieme agli organismi viventi. Subito dopo il bang iniziale, il calore estremo provoca una gigantesca onda di pressione di aria calda che si muove verso l’esterno a velocità inaudita, distruggendo ogni cosa, compresi fabbricati in cemento armato. Un’arma sola è in grado di distruggere tutte le infrastrutture umane e lasciare un cratere al posto di una città delle dimensioni di Firenze. Tra gli effetti più nocivi, legati all’utilizzo del materiale nucleare, ci sono le radiazioni. Già al momento dell’esplosione le persone, le piante, gli animali e ogni cosa nelle vicinanze viene bombardata da un fascio concentrico di radiazioni, ma esse in genere vengono estinte dalla forza della bolla di calore. Quelle più lontane vengono invece investite dalle radiazioni, che sono in grado di penetrare la struttura cellulare e comportare significativi cambiamenti nel DNA, causando tumori nell’uomo e negli altri organismi viventi. I danni permangono per molti anni, perché il tempo di decadimento dei materiali radioattivi è piuttosto lungo. L’area di danneggiamento può essere più estesa se si considera l’azione del vento, che può trasportare la nube radioattiva anche a migliaia di chilometri di distanza.
Carmen Palazzolo