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recensione di Anna Piccioni

La lettura di questo romanzo storico mi ha ancora una volta fatto riflettere quanto il dopoguerra sia stato forse più devastante della guerra stessa. A Bad Arolsen in Assia si trova “International Tracing Service”un vasto archivio in mezzo alla foresta voluto dagli Alleati e poi gestito dalla Repubblica Federale Tedesca, in cui sono custoditi oggetti, fotografie, foglietti di carta qualsiasi “documento”raccolti nei Lager e gli archivisti hanno l'impegno di trovare i destinatari superstiti ed è un'impresa a volte impossibile.
Iréne , giovane parigina, aveva espatriato per spirito d'indipendenza, ma poi era rimasta per amore, archivista a Bad Arolsen è la protagonista : Il primo giorno è stato l'odore a colpirla. Quella mescolanza di muffa, carta ingiallita, inchiostro di fotocopiatrice e caffè freddo.

Ad Irėne vengono affidati alcuni casi che la porteranno in Polonia, a Berlino: per trovare un fratello, un figlio,una figlia, un amore a cui dare piccole cose che testimoniano legami violentemente lacerati dall'odio, dall'ottusità del Nazismo.

Oggetti all'apparenza insignificanti raccontano storie e compito dell'investigatrice Irėne è quello di far parlare quegli oggetti.

I casi più difficili sono quelli che hanno per protagonisti i bambini. Nella follia hitleriana di fondare una razza pura, il cosiddetto processo di germanizzazione, molti bambini dell'est , biondi e occhi azzurri, furono rapiti e dati in adozione a famiglie tedesche. Himmler, responsabile del progetto Lebensborn, aveva ordinato alle SS di rubare “il sangue puro” ovunque si trovasse e di distruggere i certificati di nascita; è ovvio che ritrovare quei bambini ormai cresciuti diventa un'impresa molto ardua e comporta molti problemi traumatici per loro Irėne racconta attraverso le parole di Silke Bauer che gli Americani non gradivano riconsegnare quei giovani ai Paesi del blocco sovietico per non aumentare le fila dei loro nemici nella guerra fredda. Ma questo è un capitolo del romanzo.

L'autrice Gaëlle Nohant alla fine del romanzo tiene a precisare che le indagini e i personaggi sono opera di finzione. Gli archivisti o investigatori dell”International Tracing Service” non vanno a cercare i superstiti, ma li accolgono in sede oppure spediscono per posta i cimeli conservati.
Tuttavia è una lettura che emoziona: l'autrice ha dato voce e spessore a protagonisti di tante storie verosimili, i cui legami famigliari sono stati spezzati e riannodare quei fragili fili è un'opera ardua.

Questa è la ragione per cui, come ho scritto all'inizio, ritengo il dopoguerra più terribile della guerra stessa.

 

Gaëlle Nohant L'archivio dei destini Neri Pozza editore
traduzione dal francese di Luigi Maria Sponzilli

 

 

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