di Anna Piccioni
Nel 1983 uscì “La famiglia Manzoni” di Natalia Ginsburg raccolta di lettere che i membri della famiglia si sono scambiati nel corso della loro vita sia tra di loro che con gli amici.
La Ginsburg racconta in “un lessico famigliare” la storia di una Famiglia Lombarda vera e famosa , una famiglia numerosa che parte da una madre estrosa e insofferente, colta intelligente, e comprende otto figli , due mogli, un figliastro, ma schiacciata dal protagonista;e la figura del Manzoni andrà confusa con le altre, sarà vista di scorcio e di profilo...(L. Mondo -La Stampa 1983).
Dalla lettura la figura di Alessandro sembra ridimensionata: al grande scrittore simbolo del Risorgimento si contrappone un uomo, marito e padre, non sempre all'altezza del suo ruolo familiare. A ogni componente della famiglia la Ginsburg dedica un capitolo, “una stanza”, ma non ad Alessandro Manzoni.
Grazie a questo romanzo il lettore entra nel privato di una famiglia di un grande personaggio della letteratura italiana, e anche se la figura del Manzoni sembra in secondo piano è invece dominante, perché presente nei pensieri e nei discorsi di quelli, soprattutto le donne, che gli stanno attorno: è il capo-famiglia.
Nel Risvolto voluto dalla stessa autrice nella prima edizione del 1983 così scrive “Oh tentato di rimettere insieme la storia della famiglia Manzoni; volevo ricostruirla, allinearla ordinatamente nel tempo[...]Non volevo esprimere commenti, ma limitarmi a una nuda e e semplice successione dei fatti[...]volevo che le lettere, accorate o fredde, cerimoniose o schiette, palesemente menzognere o indubitabilmente sincere, parlassero da sé. Pure alcuni commenti mi è sembrato via vi impossibile non esprimerli. Sono quanto mai rari e brevi.”
L'autrice ha dovuto muoversi in mezzo a una grande quantità di materiale documentario: lettere, testamenti, memorie, documenti, biografie e ritratti, mantenendo una rigorosa coerenza cronologica di una storia che attraversa centoquarantacinque anni di storia.
Non posso ora esimermi dall' esprimere le mie impressioni su questo romanzo: già nel 1983 ho letto La famiglia Manzoni e mi lasciò quella volta un profondo senso di tristezza, ora a distanza di tanti anni devo ammettere che ancora di più sono entrata in empatia con la triste breve vita di tutte le figlie del Manzoni, morte in giovane età probabilmente di tubercolosi, tranne Vittoria che morì a settanta anni; e la sorte di Enrico e Filippo incapaci di gestire il loro patrimonio sempre indebitati, tanto da far quasi morire di fame i propri figli. Solo Piero sembra avere la testa sulle spalle ed essere il sostegno al padre dopo che nessun altro della famiglia è sopravvissuto. Enrichetta Blondel, morta a 42 anni, dopo quindici gravidanze e dodici parti di cui solo 8 figli sopravviveranno, non sembra aver avuto una vita fortunata.
Lo stile della Ginsburg, sobrio immediato, dà alla lettura vivacità e realtà tanto che il lettore sembra far parte di Casa Manzoni.
Gli epistolari sono sempre molto utili per conoscere la personalità di un individuo, se poi è un personaggio famoso conosciuto attraverso la sua scrittura possiamo entrare nel suo intimo.
Sarà difficile per noi oggi lasciare qualcosa di sé visto che non si usa più scrivere con la penna, ma si usano mezzi tecnologici, che un blackout mondiale potrebbe cancellare e cancellarci.
Natalia Ginzburg “LA FAMIGLIA MANZONI” ed. ET Scrittori
Nuova Edizione a cura di Salvatore Nigro