recensione di Anna Piccioni
La creatività di uno scrittore, in questo caso una scrittrice, sta nella capacità di trasformare la realtà, il vissuto, in romanzo: prendere le storie e rivoltarle in altre dimensioni che si accompagnano o si contrappongono con il personaggio principale. All'inizio si è tentati di prender nota dell'albero genealogico di Valentina per districarsi tra nonni e bisnonni, ma poi ci si accorge che non è necessario in quanto la protagonista stessa districa i vari rami.
In questo ultimo romanzo di Carla Carloni Mocavero la protagonista, Valentina, ha modo durante la lunga attesa all'aeroporto di Milano dell'aereo che la porterà a New York di far emergere tutti i fantasmi del suo passato. Le persone che ha amato: gli zii, i nonni, i genitori, i luoghi vissuti tra la Romagna e l'Umbria e lontano i monti delle Marche. Valentina cerca nei suoi cari una risposta, un consiglio, una certezza per avere conferma della sua decisione o non decisione.
Passandoli in rassegna li vede con gli occhi di bambina, non c'è giudizio su di loro: anzi si ritrova in tutti loro; ritrova la somiglianza con ognuno di loro. Ma anche il presente emerge nei suoi ricordi: il marito, i figli, le amiche, i suoi impegni sociali, e Trieste la città che l'ha accolta con il suo Carso, il mare e la bora. Una città totalmente diverse dai luoghi in cui ha vissuto, ma in cui si è ambientata benissimo.
Valentina si lascia prendere dal “flusso della memoria”, perciò il romanzo si sviluppa su piani temporali e spaziali diversi; tuttavia i “fantasmi” di Valentina sono a tutto tondo. Questo rimembrare fa pensare che Valentina quasi voglia tornare indietro, quando i “grandi” decidevano per lei. Ma alla fine troverà se stessa.
IL GIOCO DEI GIORNI FUTURI
di Carla Carloni Mocavero edizioni Giovane Holden